I contenuti pubblicitari a la Repubblica saranno ben distinti dai contenuti giornalistici. 

Lo assicura il Direttore Maurizio Molinari in una lettera al Comitato di redazione e all’Assemblea. Si tratta di una risposta al decalogo contro le intrusioni della pubblicità nel lavoro giornalistico che a metà novembre l’Assemblea ha approvato. 

Scrive Molinari: “In un mercato editoriale in continua evoluzione soprattutto per quanto concerne la piattaforma digitale, la distinzione e separazione trasparenti tra contenuti giornalistici, contenuti giornalistici sponsorizzati (cosiddetti branded contents) e contenuti pubblicitari tout court (cosiddetti nativi) è principio che impegna la direzione di Repubblica nei confronti della redazione e dei lettori. A tale scopo, la Direzione di Repubblica, nel riconoscersi pienamente nei principi fissati dalla legge che disciplina la professione, dal codice etico di GEDI e dall’articolo 4 del CNLG (“i messaggi pubblicitari devono essere chiaramente individuabili come tali e quindi distinti, anche attraverso apposita indicazione, dai testi giornalistici (….) / direttori sono garanti della correttezza e della qualità dell’informazione anche per quanto attiene il rapporto tra testo e pubblicità”) e a seguito delle sollecitazioni arrivate dall’assemblea dei giornalisti di Repubblica e dell’interlocuzione avuta con il Cdr e con la concessionaria Manzoni, si fa garante di quanto segue”.

quattro punti

I punti di Molinari sono quattro:

1. I contenuti pubblicitari nativi saranno chiaramente distinguibili da quelli giornalistici su tutte le piattaforme attraverso segni distintivi quali font diversi da quelli editoriali e diciture quali “in collaborazione con ..”, “in partnership con…”, “con li contributo di “. Tali da consentire al lettore di riconoscerli con chiarezza.

2. I contenuti giornalistici sponsorizzati (branded content) segnalati dalla concessionaria pubblicitaria saranno valutati esclusivamente dalla direzione editoriale e dai responsabili dei settori che la direzione indicherà perché preposti a immaginarli, costruirli e redigerli, affinché sia garantita la rispondenza dei “branded content” ai criteri di indipendenza e autonomia giornalistica della testata.

3. Al fine di una corretta prassi nella loro necessaria e fisiologica interlocuzione, la concessionaria pubblicitaria avrà quali suoi esclusivi interlocutori la direzione editoriale e, in seconda battuta, i responsabili delle articolazioni che la direzione, se necessario, indicherà, oltre naturalmente, per quanto concerne al quotidiana operatività delle piattaforme cartacea e digitale, i responsabili dei settori incaricati di gestire gli spazi pubblicitari previsti.

4. I contenuti giornalistici dedicati al consumo, in qualsiasi sua forma, non conterranno link diretti a portali per l’acquisto, aziende produttrici, privati fornitori di servizi tranne i casi in cui la direzione editoriale e i responsabili dei settori dedicati li ritengano funzionali a informazioni di servizio che possano risultare utili al lettore. Qualora l’indicazione di aziende o fornitori sia prevista da accordi commerciali, la circostanza sarà resa esplicita al lettore”.

due casi recenti

Dando notizia dell’accordo la newsletter Charlie de Il Post segnala due recentissimi casi di mescolanza pubblicità/giornalismo su Repubblica che sembrano prescindere dagli impegni del Direttore. Una doppia pagina intitolata “Le Guide”, giovedì 7 dicembre, che celebra l’anniversario della fondazione dell’Eni attraverso le sue campagne pubblicitarie. E un articolo che promuove gli arredi del marchio Paul & Shark, pubblicato pochi giorni prima di una pagina di pubblicità di Paul & Shark.

Lo stesso Charlie scrive così a proposito della risposta di Molinari alla redazione: “E’ al tempo stesso perentoria nell’accettare le richieste e sfuggente nel definire delle regole, descritte con formulazioni molto fumose e che lasciano zone grigie e discrezionalità”.

(nella foto, le due pagine di Repubblica su Eni)

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