Papa Francesco invita i giornalisti a coltivare “la realtà dei fatti, il dinamismo dei fatti, che mai sono immobili e sempre si evolvono, verso il bene o verso il male”. Questo in un tempo in cui tutti sembrano commentare tutto, anche a prescindere dai fatti e spesso ancora prima di essere informati”. In sintesi: “la realtà è superiore all’idea, sempre”. Per evitare la disinformazione il papa indica “la cultura dell’incontro, del dialogo, dell’ascolto dell’altro e delle sue ragioni”.

Parole pronunciate davanti alla delegazione che gli ha conferito il premio “è giornalismo” (fra gli altri, Giulio Anselmi, Gianni Riotta, Gian Antonio Stella). Il Papa ha indicato quattro peccati del giornalismo: la disinformazione, quando un giornalismo non informa o informa male; la calunnia (a volte si usa questo); la diffamazione, che è diversa dalla calunnia ma distrugge; e la coprofilia, cioè l’amore per lo scandalo, per le sporcizie, dato che lo scandalo vende. 

aiuto e speranza

La disinformazione è il primo dei peccati, degli sbagli – diciamo così – del giornalismo. Dovete sapere che io, ancora prima di diventare Vescovo di Roma, ero solito declinare l’offerta di premi. Mai ne ho ricevuti, non volevo. E ho continuato a fare così anche da Papa. C’è però un motivo che mi ha spinto ad accettare il vostro ed è l’urgenza di una comunicazione costruttiva, che favorisca la cultura dell’incontro e non dello scontro; la cultura della pace e non della guerra; la cultura dell’apertura verso l’altro e non del pregiudizio”. 

Il Papa prosegue: “Voi siete tutti illustri esponenti del giornalismo italiano. Permettetemi, allora, di confidarvi una speranza e anche di rivolgervi con tutta franchezza una richiesta di aiuto. Ma non vi chiedo soldi, state tranquilli!”.

andata e ritorno

 La speranza è questa: “che oggi, in un tempo in cui tutti sembrano commentare tutto, anche a prescindere dai fatti e spesso ancora prima di essersi informati, si riscopra e si torni a coltivare sempre più il principio di realtà – la realtà è superiore all’idea, sempre -: la realtà dei fatti, il dinamismo dei fatti; che mai sono immobili e sempre si evolvono, verso il bene o verso il male, per non correre il rischio che la società dell’informazione si trasformi nella società della disinformazione”. Il Papa indica la strada: “Per far questo, c’è bisogno di diffondere una cultura dell’incontro, una cultura del dialogo, una cultura dell’ascolto dell’altro e delle sue ragioni. La cultura digitale ci ha portato tante nuove possibilità di scambio, ma rischia anche di trasformare la comunicazione in slogan. No, la comunicazione è sempre andata e ritorno. Io dico, ascolto e rispondo, ma sempre dialogo. Non è uno slogan”.

Al mondo del giornalismo il Papa chiede poi un aiuto in vista del Sinodo dei Vescovi, che si svolgerà a Roma ad ottobre: “Vogliamo contribuire insieme a costruire la Chiesa dove tutti si sentano a casa, dove nessuno sia escluso. Quella parola del Vangelo che è tanto importante: tutti. Tutti, tutti: non ci sono cattolici di prima, di seconda e di terza classe, no. Tutti insieme. Tutti. È l’invito del Signore. Per questo oso chiedere aiuto a voi, maestri di giornalismo: aiutatemi a raccontare questo processo per ciò che realmente è, uscendo dalla logica degli slogan e di racconti preconfezionati. No, la realtà”.

(nella foto, la consegna del Premio)

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