di ANDREA GARIBALDI

Giorgia Meloni è Presidente del Consiglio in Italia da dieci mesi, e ormai si può dire: c’è un suo stile nei rapporti con l’informazione. Stile che tende al rapporto diretto con gli elettori e al ridimensionamento dei giornalisti. 

Un problema, prima di tutto, per i giornalisti stessi, che dovrebbero approntare contromisure.

Meloni non inventa nulla, mette in atto ciò che si chiama “disintermediazione”, la fine del ruolo di mediazione dei giornalisti fra politici e pubblico (nell’interesse del pubblico). Avviato e facilitato dall’avvento dei social. Ma Meloni, più dei suoi predecessori, affonda i colpi. 

tempi e luoghi

L’idea di fondo sembra essere quella di guidare l’informazione sull’opera di governo, scegliere, stabilire. Tempi e luoghi. Non un confronto serrato e paritario fra “quarto e quinto potere” -stampa e tv- e governanti, bensì una tendenza continua al controllo di questi ultimi su quelli. 

L’ultimo episodio vede però ancora i giornalisti sulla scena. Dopo molte insistenze dei giornalisti, Palazzo Chigi cede a un format “tradizionale”. E’ il 14 agosto quando Corriere della Sera, Repubblica e Stampa pubblicano in contemporanea un’intervista a Meloni che è composta dalle stesse domande e dalle stesse risposte, riformulate nell’ordine e nello stile di ciascun intervistatore. Meloni è a Ceglie Messapica, in Puglia, in un resort che ha scelto per le sue prime vacanze da presidente del Consiglio. I tre principali quotidiani italiani hanno spedito loro inviati sul luogo, come si fa da molti anni (genere: “le vacanze del Premier”). Meloni è blindatissima. Dalle pareti del resort non escono notizie. Arriva però l’ok per l’intervista collettiva. I tre inviati (Monica Guerzoni, Emanuele Lauria e Francesco Olivo) non sono ricevuti “a palazzo”, ma si collegano via telefono, per oltre mezz’ora, con le domande concordate fra loro. Una modalità che rispetto all’incontro di persona tiene fuori ambientazione, umori, mimica, toni. Ma è pur sempre una fonte di informazioni di prima mano. E Meloni non chiede di rileggere, come ormai fanno anche politici di terza fila.

conversazione a senso unico

Questo è l’episodio estivo. Finora invece è andata così.

E’ dal 4 dicembre 2022, poco più di un mese dopo la successione a Mario Draghi, che si vede il sentimento di Meloni -e dei suoi spin doctors- nei confronti dell’informazione. Su Facebook appaiono “Gli appunti di Giorgia”, conversazione -a senso unico- con gli utenti sugli atti di governo. Il 31 gennaio 2023, dopo cento giorni a Palazzo Chigi, viene prodotto e diffuso (31 gennaio 2023) sui social un video di 7 minuti intitolato “Cento azioni in cento giorni”, in cui Meloni illustra, senza contraddittorio, le sue prime realizzazioni.

Il 9 di marzo a Cutro, dove sono morti annegati 100 migranti, Meloni affronta i giornalisti per la prima volta con il suo nuovo portavoce Mario Sechi. Succede un fatto curioso. Irritata dalla domanda di un cronista, Meloni chiede: “Qualcuno pensa davvero che il governo o le istituzioni italiane non hanno fatto qualcosa che avrebbero potuto fare?”. Cioè: fa una domanda, anziché dare risposte.

pronto per tv e siti

Il 1° maggio arriva il piano sequenza girato a Palazzo Chigi, con Meloni che spiega il taglio ai costi del lavoro e alla fine entra nella sala del governo riunito. Tre minuti e 34 secondi, pronto ed efficace per tv e siti.

Il 7 giugno a Tunisi Meloni vede il presidente Saied, proprio per affrontare il tema migrazioni. Alla fine parla per nove minuti e dodici secondi davanti a un microfono e a un leggìo, alcuni fogli di carta, perfino un flash, fra due portoni di legno e con due vasi di fiori in un corridoio sullo sfondo. Sembra che si rivolga agli spettatori, ma non è così, è una finta conferenza stampa, la sala è vuota, i giornalisti non ci sono. L’appuntamento con i rappresentanti dell’informazione in ambasciata è stato annullato “per il prolungarsi degli incontri con le istituzioni tunisine”. I nove minuti e dodici secondi di monologo finiscono su tutti i canali social di Meloni.  

la prima volta

Il 16 luglio Meloni presenta a Termini (con il ministro Sangiuliano) il treno Roma-Pompei. Cinquanta giornalisti -italiani e stranieri- vengono chiusi in un vagone, non possono fare domande, fotografare, filmare. Compresi quelli televisivi, che riceveranno le immagini da Palazzo Chigi. Lo stesso giorno Meloni rivola a Tunisi con Von Der Leyen, Presidente della Commissione europea, e il Premier olandese Rutte, per firmare il memorandum Ue-Tunisia sui migranti. Per i giornalisti, nessuna possibilità di fare domande. 

Il 19 luglio Meloni è a Palermo, per ricordare Borsellino. Non partecipa alla fiaccolata, ma depone una corona all’interno della caserma Lungaro, ufficio scorte. I giornalisti vengono invitati ad accreditarsi, poi ricevono un messaggio: la stampa non è ammessa alla cerimonia. E’ la prima volta, nella storia della ricorrenza. 

politica epistolare

Nei confronti del Corriere della Sera, primo quotidiano italiano per diffusione, Meloni ha tenuto una politica epistolare. Meloni scrive lettere, che a via Solferino mettono in prima pagina. E’ accaduto il 25 aprile, per spiegare come la Presidente interpreta i valori di quella data. E’ accaduto il 19 luglio, per spiegare perchè la Presidente non avrebbe partecipato alla fiaccolata di via D’Amelio, in memoria dell’omicidio del giudice Borsellino. E’ successo il 12 agosto, per spiegare la sua posizione sul salario minimo.

Il 9 agosto, gli “Appunti di Giorgia” vanno in onda per 27 minuti su Rainews24, senza interventi della redazione. Per questo il Comitato di redazione di Rainews24 protesta. Meloni parla delle scelte del governo su reddito di cittadinanza, tassa sugli extraprofitti delle banche, giustizia, salario minimo. “Una scelta inopportuna -scrive il Comitato di redazione di Rainews24- in quanto sminuisce il ruolo di verifica e di mediazione che deve svolgere una redazione giornalistica”. Il 19 febbraio, cinque mesi e mezzo prima, lo stesso Cdr aveva scritto: “Può la all-news della Rai trasmettere integralmente, ogni settimana, la rubrica ‘Appunti di Giorgia’ della Presidente del Consiglio Meloni? Un grave precedente che elimina il contraddittorio nelle comunicazioni di Palazzo Chigi, trasmesso senza controllo preventivo e senza filtro. La funzione del servizio pubblico di garanzia e di pluralismo sembra essere, ormai, una semplice dichiarazione d’intenti”.

conte e draghi

Secondo il sito Pagella Politica, nei suoi primi sei mesi di governo Meloni ha tenuto otto conferenze stampa. Giuseppe Conte, alla guida del governo Movimento 5 stelle-Lega ha tenuto in sei mesi 13 conferenze stampa, mentre ne ha tenute 12 tra settembre 2019 e inizio marzo 2020, da Presidente del Consiglio del governo Movimento 5 stelle-Pd. Tra marzo e luglio 2021 Draghi ha tenuto invece 11 conferenze stampa.

Intanto, il portavoce Mario Sechi, nominato a marzo, sta facendo le valigie: a settembre diventerà direttore di Libero, il rapporto con la Presidente non ha funzionato. Accanto a Meloni restano le due fedeli che la seguono da anni, Patrizia Scurti e Giovanna Ianniello. Resta Fabrizio Alfano, che è stato portavoce di Fini presidente della Camera. E -soprattutto- restano i suoi esperti di social, guidati da Tommaso Longobardi.

(nella foto, Giorgia Meloni con Fabrizio Alfano)

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