di PAOLO ZACCAGNINI

Firma storica? Che vuol dire? Un giornalista. Un giornalista vero Fabrizio Zampa, che è morto a Roma a 85 anni. Un giornalista impegnato che, ahimé, nessuno prendeva su serio per il suo approccio divertente e scherzoso alla vita. Ci ho lavorato a stretto contatto per anni e mai l’ho visto senza il sorriso. Quando l’atmosfera in redazione si faceva pesante, c’era lui a riportarci con i piedi per terra dicendo: “A regà’, su, sono solo cazzate”.

festival di sanremo

Molti, e meglio di me, hanno sviscerato la sua vita, io no, voglio ricordare il collega. Che mi prese con sé al mio primo festival di Sanremo e, cronista vero, mi indicava dove cercare notizie e personaggi – adesso non si fa più – e gioiva veramente dei miei piccoli successi. “Bravo, Pa’”, e sotto con la prossima notizia.

Entrato agli Spettacoli mi aveva chiesto cosa volessi fare e io gli dissi che avrei voluto occuparmi di musica rock. 

“Ma di quella mi occupo io”. 

“No, tu ti occupi di musica italiana, sbaglio?”. 

“Hai ragione, non fa una piega”. 

irripetibile stagione

Grazie a Marco Molendini, iniziò una stagione irripetibile per il giornalismo dello Spettacolo in Italia. Molendini-Zaccagnini-Zampa-Leonardi-Satta-Tian-Sala-Celi-Gasponi. E Fabrizio ci stupiva sempre. Con i suoi viaggi meravigliosi, la sua splendida compagna bionda Cristiana Caimmi – in redazione dietro il suo tavolo c’era una magnifica fotografia di Cristiana nuda, appoggiata su un grande albero tropicale – la sua passione per la fotografia – era eccellente – e la tecnologia – fu tra i primi ad avere, e usare magnificamente, il computer al giornale- e il suo passato di musicista -era stato batterista nei Flippers, che accompagnavano Edoardo Vianello nel suo successo “I Watussi”.

E poi davvero abbracciò il giornalismo con amore, educazione, passione. Sì, educazione, perché non l’hai mai sentito o visto litigare, o alzare la voce. Un signore. Dei Parioli. Figlio del regista Luigi Zampa – “Il vigile” e “L’onorevole Angelina” vi bastano? – di cui non parlava mai. Lavoratore allegro e indefesso. 

vantarsi mai

“Marco, questa storia e’ un po’ strana”. 

“Mandiamoci Fabrizio”. 

E Fabrizio, col suo perenne sorriso e i suoi baffi, tornava sempre con la notizia. Senza mai vantarsi. Aveva fatto il suo lavoro. Io lo apprezzavo e lo leggevo da lettore, vedermelo lì accanto che mi trattava come un suo pari mi scosse assai. E poi quel ricorrente “Salve ragazzi, come state? Tutto bene? Che c’è da fare?”, sempre pronto a impegnarsi nel lavoro. 

Fabrizio, lasci un grande, allegro, divertente vuoto. Sai cosa devi fare adesso? Riposati. Magari salutami Krupa e Bohman nel paradiso dei batteristi. Sai che casino farete. Ciao, amico mio.

(nella foto, Paolo Zaccagnini)

2 Commenti

LASCIA UN COMMENTO