(A.G.) Un parto, un semplice parto. Un po’ di apprensione, certo, ma la fiducia che poi tutto passerà e si aprirà un orizzonte di gioia, con una nuova vita da accompagnare. 

Invece no. La disattenzione, l’imperizia, la superficialità, anche la follia, trasformano un intervento di routine in una tragedia. Marghe, 37 anni, resta senza ossigeno per qualche minuto, circostanza irreparabile. Va prima in coma, poi in stato vegetativo permanente. Non vedrà mai suo figlio, non rivedrà il marito, i genitori, i fratelli. Vivrà per anni in un letto, parvenza di vita.

emigrata a new york

E’ la storia che racconta Viviana Verbaro, giornalista di Radio 1. Una storia che prende spunto da un fatto vero, poi romanzato: luoghi e nomi nel libro, “La Rosa di Marghe”, sono frutto di fantasia.

C’è una giornalista che è “emigrata” a New York e torna nel paese natale per indagare. Cosa è successo alla sua amica del cuore, alla compagna di scuola, con la quale c’era stata anche una traumatica rottura dopo anni di indissolubile legame? 

parola di pietà

Una storia che somiglia a tante altre. Un errore in sala operatoria, dove l’attenzione di tutti dovrebbe restare sempre alta, perchè basta un attimo e i danni sono gravissimi. Verbaro racconta il Sud, dove la sanità ha più falle che altrove. Racconta cosa accade dopo l’”incidente”: la casta dei medici che veste una corazza di freddezza e cinismo nei confronti dei parenti schiacciati dal destino, che non trova una parola di compassione e di pietà. 

Verbaro racconta la solitudine delle persone che amano Marghe e si ritrovano incredule e devastate, senza sapere cosa fare: i genitori di origine contadina, i fratelli. Non potendo riportare alla vita normale la povera donna, c’è una sola strada da tentare, una strada di parziale, limitata consolazione: cercare un colpevole, i colpevoli, i responsabili, laddove ciascuno cerca di togliersi da dosso ogni possibile peccato. 

fuori schema

C’è un avvocato, fuori schema e coraggioso, che assieme a Giulia, la giornalista, cerca testimonianze e prove, ricostruisce cosa è avvenuto dentro quella sala operatoria, mentre tutto l’ospedale punta sulla sfortuna, sul caso ineluttabile, la malformazione. La fatalità. 

Questo in un Sud che, nella sua parte più antica e rassegnata, preferisce credere ai cattivi presagi piuttosto che ragionare con la scienza. Un Sud, dove più che in altri luoghi, contano le relazioni, il potere, la prepotenza maschile, la vigliaccheria. 

L’editore del libro, pagine 235, è Rubbettino. 

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