Michele Santoro lancia la sua app di informazione, si chiama Servizio Pubblico. Il conduttore tv ha messo al lavoro un team di giovanissimi, tutti intorno ai 20 anni. Il progetto prevede “un’applicazione innovativa per diffondere informazioni ignorate e censurate e una Associazione che si batterà per la pace, per arrestare la distruzione del pianeta, per mettere in discussione la fabbrica della disuguaglianza. Sarà una avventura da condividere per ridare voce all’Italia senza rappresentanza”, spiega Santoro, che nella sua carriera ha lavorato per tutti i gruppi televisivi italiani, da Rai a Mediaset a La7.
La data del debutto è il 24 febbraio, un anno esatto dallo scoppio della guerra tra Russia e Ucraina. “Non è casuale perché è sulla guerra che si registrano le omologazioni dei mezzi di comunicazione in Italia, ed è sulla guerra che c’è una sorta di pensiero unico dominante -dice Santoro- Alcuni colleghi storcono il naso, ma non devono misurarsi con me, ma con questa domanda di informazione che invece esplode loro malgrado. Nella concezione di giornalismo alla quale mi ispiro io tutte le idee devono avere la possibilità di avere libera circolazione”.
Invece, “è come se ci fosse una parte di noi considerata fuorilegge. E’ un modo per dire ‘no, non siamo fuorilegge ma siamo cittadini italiani con gli stessi diritti costituzionalmente garantiti’”. 

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