L’Associazione Stampa Romana non ha firmato la proroga della cassa integrazione finalizzata a nuovi prepensionamenti al Messaggero. Perché l’Azienda editrice del quotidiano ha chiuso i conti del 2021 in utile e perché la proroga permetterà di mandare in prepensionamento giornalisti che non ne avevano la possibilità in base al precedente accordo biennale. La proroga appare dunque come un’ennesima facilitazione esclusivamente alle ragioni delle Aziende editrici. 

L’accordo è comunque valido perché è stato firmato dall’Azienda e dal Comitato di redazione. La Fnsi non ha firmato “per mancanza di automatismo nel decalage della cassa integrazione”.

Il ministero ha sciolto la riserva giuridica sulla proroga applicando l’estensione dell’ammortizzatore, voluta dal governo Draghi, anche alla cassa biennale finalizzata ai prepensionamenti.

Sono due le ragioni che hanno portato Stampa Romana a non firmare l’accordo.

La prima: l’Azienda aveva chiuso in utile i conti del 2021 e non aveva quindi, per riorganizzarsi, la necessità di attingere a risorse pubbliche scarse che devono essere usate da aziende che ne hanno effettivamente bisogno.

La seconda: in sede di esame ministeriale è stato verificato che 4 giornalisti inseriti tra i prepensionabili non avevano i requisiti per uscire dall’azienda in vigenza dell’accordo originario biennale. Ora, per via della proroga, quelle quattro posizioni hanno maturato i requisiti e possono essere prepensionate, pur mettendosi in fila dietro le richieste di altre aziende, nei limiti delle risorse in campo.

Secondo Stampa Romana quelle posizioni non possono essere prorogate perché non dovevano entrare nella lista iniziale: la proroga appare come “un ulteriore ‘aiutino’ alle aziende”.

Stampa Romana invita tutti i Cdr che vorranno firmare casse integrazioni finalizzate al prepensionamento a una attenta verifica dei requisiti oggettivi e soggettivi dei colleghi inseriti nelle liste dei prepensionati, per evitare distorsioni e abusi nell’uso dei prepensionamenti.

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