I nomi Elvira Guerra, Ida Nomi, Marina Zanetti, Rosetta Gagliardi, Isaline Massazza, Rosetta Mangiarotti, Hilde Prekop e le ginnaste pavesi non sono famosi. Sono tutte donne, hanno vissuto quando la libertà di scelta era impossibile, a causa del loro genere. E hanno avuto in comune lo sport. Atlete che hanno vinto tanto, raggiunto primati, riconoscimenti nazionali e internazionali. Donne che hanno usato lo sport per rendersi più libere e diverse. Sebbene il ruolo di “moglie, madre e figlia” non cambiasse al di fuori delle pedane, nella loro testa qualcosa era sicuramente mutato.

Caterina Caparello le racconta in “Testarde. Storie di atlete italiane dimenticate”, Coosfera editore. 

Caparello è nata a Lamezia Terme nel 1987. Laureata in Lettere Classiche alla Sapienza di Roma, è giornalista pubblicista dal 2015. Ha collaborato con La Provincia Pavese occupandosi di cronaca, cultura e sport. Da ex tennista e cestista, per anni ha scritto di tennis e basket presso giornali nazionali specializzati. Attualmente collabora come freelance per Domani, per il Corriere della Sera e i suoi blog, soprattutto La 27esima ora, dove si occupa di donne, sport e questioni di genere. Nel 2020 ha vinto il premio giornalistico “Rossella Minotti” con un articolo sull’infibulazione femminile, sul corriere.it. Con la media company Factanza, nel 2021 ha creato il podcast Rita incentrato sulle 21 Madri Costituenti, vincitore del premio giornalistico “Nilde Iotti”. 

Per informazioni o un contatto con l’autrice: ufficiostampa@cinquantuno.it È possibile acquistare il libro anche online sul sito di Caosfera edizioni alla pagina: https://www.caosfera.it/libri/testarde-storie-di-atlete-italiane-dimenticate/ 

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