Prelievo dell’1% su tutte le pensioni dei giornalisti a partire dal 1° gennaio 2023, per sei mesi. Riguarda il semestre 1° gennaio-30 giugno 2022, ultimi sei mesi di vita dell’Inpgi.

Una storia assurda. La misura era stata deliberata dall’Inpgi il 23 giugno 2021, assieme ad altre, per cercare di restare in vita a fronte di ripetuti deficit da oltre 200 milioni l’anno. Ma alla fine del 2021 il governo Draghi stabilì lo scioglimento dell’Inpgi nell’Inps a partire dal 1° luglio 2022, rendendo del tutto inutili le misure di salvataggio. Il ministero del Lavoro tuttavia ha avallato l’applicazione del taglio e l’Inps lo applicherà.

datori di lavoro

La decisione Inpgi del giugno 2021 decurtava dell’1% per 6 mesi anche gli stipendi di tutti i giornalisti in attività di servizio. Per i giornalisti attivi il contributo addizionale dell’uno per cento porterà a una trattenuta da parte dei datori di lavoro. La contribuzione versata andrà ad incrementare il monte contributivo di ciascun lavoratore dipendente, producendo un aumento, sia pure impercettibile, dell’assegno pensionistico.

Molti giornalisti valuteranno la possibilità di fare ricorso, perché la misura era stata introdotta con l’obiettivo di conseguire il salvataggio dell’Inpgi e perché nel sistema Inps non esistono altre forme di contributi di solidarietà. L’Associazione Stampa Romana, ha annunciato che “difenderà le proprie ragioni in giudizio a tutela degli iscritti, pensionati e attivi, per i quali questa misura non solo non ha alcuna utilità ma è illegittima. Solo il legislatore può tassare stipendi e pensioni. Non può farlo un istituto privatizzato sulla base di una delega troppo generica violando così la Costituzione”.

confusione e contenzioso

La Fnsi ricorda che “all’indomani della decisione di dar corso al prelievo per cinque anni, la Fnsi aveva chiesto ai ministeri del Lavoro e dell’Economia di rivedere la loro posizione, evidenziando che il contributo straordinario è stato superato con il passaggio all’Inps e che la sua applicazione rappresentava una misura iniqua rispetto a tutti gli altri lavoratori. Il parere dell’Avvocatura dello Stato aveva riconosciuto la fondatezza di tale ragionamento, ma soltanto a partire dal primo luglio 2022. Questa decisione produrrà soltanto confusione e contenzioso. Di questo, nei ministeri vigilanti, qualcuno dovrà assumersi la responsabilità”.

periti e ragionieri

Carlo Parisi e Pierluigi Roesler Franz, segretario generale e componente della Giunta esecutiva della Figec, Federazione Italiana Giornalismo Editoria Comunicazione, ricordano le 87 sentenze (l’ultima è la numero 36563 del 14 dicembre 2022) con cui la Cassazione ha stabilito che gli enti previdenziali privati non possono tagliare le pensioni ai loro iscritti. Le sentenze sono  state favorevoli a commercialisti, ragionieri e periti commerciali, che avevano impugnato analoghi tagli delle pensioni decisi dalle loro Casse previdenziali privatizzate.

In ogni caso, i giornalisti hanno già subìto per 3 anni – dal 1° marzo 2017 al 29 febbraio 2020 – il taglio delle pensioni superiori ai 38 mila euro lordi l’anno, deciso nel settembre 2016 dal Cda Inpgi e convalidato dal Ministero del Lavoro. Il Consiglio di Stato con due sentenze (5288 e 5290 del 26 luglio 2019) ha ritenuto valido “una tantum” quel taglio specificando, però, che sarebbero stati illegittimi ulteriori successivi tagli delle pensioni Inpgi.

(nella foto, il ministro del Lavoro, Marina Calderone)

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