Clamorosa decisione, al Fatto Quotidiano. Mercoledì 16 novembre il giornale diretto da Marco Travaglio ha informato i lettori che non scriverà una riga sulle partire del Mondiale del Qatar. Perché non sono un evento sportivo. Perché almeno 6500 migranti sono morti per costruire gli stadi dove si giocherà. Una visione “etica” dell’informazione. Diversa la visone espressa dal vicedirettore Aldo Cazzullo sul Corriere della Sera del 20 novembre: invoca il diritto di raccontare comunque l’evento sportivo, perché lo sport non è mai solo sport, il diritto degli adulti provati da anni di pandemia e di guerra di appassionarsi con il calcio, il diritto dei bambini di sognare.  

anche con l’Italia

“Non c’è l’Italia, ma l’avremmo fatto anche se ci fosse stata -scrive Paolo Ziliani sul Fatto- Il Fatto Quotidiano informa voi, cari lettori, che per tutti i 29 giorni del torneo su questo giornale non comparirà un solo articolo, una sola riga, una sola parola sulle 64 partite in programma fino al 18 dicembre. Questa competizione sportiva per noi non esiste, non essendoci niente di sportivo: ed è indegno che i Paesi partecipanti, le loro federazioni e i loro governi (anche i nostri se ci fossimo qualificati), non abbiano battuto ciglio e siano stati zitti e complici da quando nel 2010 la Fifa assegnò l’organizzazione del torneo al Qatar dopo una gigantesca corruzione che, come il Guardian e France Football svelarono, vide tra i protagonisti il presidente francese Sarkozy, l’allora presidente della Uefa Platini – anche lui francese, in arresto per 24 ore nel giugno 2019 – e il principe ereditario del Qatar, ora emiro, Tamin bin Hamad al-Thani. Sarkozy, grazie al sì di Platini, che votò a sorpresa a favore del Qatar e contro gli Usa, barattò il Mondiale 2022 in cambio dell’acquisto, da parte del Qatar stesso, di armi francesi. Un ‘Qatargate’ in piena regola con molti dirigenti del calcio mondiale, africani, asiatici, sudamericani ed europei letteralmente comprati dai soldi qatarioti. Sono passati 12 anni e almeno 6.500 migranti di India, Bangladesh, Sri Lanka e Nepal (ma sono di più: Filippine e Kenya non hanno fornito i dati) sono morti, per il caldo e le inumane condizioni di lavoro, nell’opera di costruzione degli stadi. Si gioca nel Paese della negazione dei più elementari diritti civili e umani. È una vergogna. Il Mondiale di calcio 2022 per noi non esiste”.

infanzia del mondo

Sotto il titolo “Diritti e affari. Non è mai soltanto sport”, il vicedirettore Cazzullo, sulla prima pagina del Corriere del 20 novembre, scrive, facendo tutti gli esempi del passato, dal sangue degli studenti di Città del Messico, agli atleti israeliani di Monaco ai boicottaggi di Mosca e Los Angeles, che “la politica e il business sono sempre congiunti ai grandi eventi dello sport… Questo non giustifica gli scandali di Qatar 2022, l’assegnazione tutt’altro che limpida, il costo umano inaccettabile delle infrastrutture, l’impatto ambientale degli stadi, l’oscurantismo dei governanti. Ma questo non può impedirci di parlare di calcio”. Certo, “c’è da lavorare per moralizzare il calcio internazionale, rendere trasparenti i meccanismi d’assegnazione, esigere standard di umanità e di sicurezza”. Cazzullo non crede che si possano condannare gli appassionati che seguiranno i Mondiali in tv: “Gli europei, e non solo loro, escono dal periodo più brutto della vita. Anzi, temono di non esserne ancora usciti. Pandemia, prezzi, guerra, minaccia nucleare. Il calcio è l’infanzia del mondo. La sua storia, diceva Borges, ricomincia ogni volta che un bambino prende a calci qualcosa per strada. I nostri bambini non sono colpevoli di nulla. Vedranno il passo d’addio di Messi e di Cristiano Ronaldo. Si emozioneranno per l’attacco francese e per la giovane Spagna… E tra quattro anni si torna in Messico, che dividerà onori e oneri con Usa e Canada; perché i costi finanziari e sociali di un grande evento sportivo è meglio dividerli, in questo caso tra le tre grandi democrazie nordamericane”. 

nepal e tangenti

Il 19 novembre il quotidiano francese Le Monde ha pubblicato un inserto di otto pagine intitolato “Qatar, il romanzo nero del Mondiale”. Contiene tutte le storie dell’assegnazione, “lobbying, spionaggio sabotaggi, tangenti”, le cifre della “Coppa del Mondo degli eccessi”, un reportage dal Nepal, da dove vengono tanti dei lavoratori che hanno edificato (anche al prezz della vita) i nuovi stadi, un report sulla dinastia al comando a Doha, Al Thani, un esame dell’impronta ecologica del Mondiale.

Il Guardian di Londra, invece, il 16 ottobre ha pubblicato due pagine a fumetti di David Squires sulla “Morte ‘per cause naturali’ di un lavoratore della Coppa del Mondo del Qatar”.

(nella foto, alcuni degli stadi del Mondiale del Qatar)

LASCIA UN COMMENTO