Una rivista settimanale si fa paladina delle difficoltà dei cittadini e si mette alla guida di una battaglia contro il caro-bollette. La rivista è The Post Internazionale (TPI), diretta da Giulio Gambino (come l’omonimo sito). Una concezione dei media non solo come fonti di informazione e di conoscenza, ma anche come promotori di iniziative e battaglie.

La campagna parte dai dati: famiglie e imprese stanno ricevendo bollette con rincari insostenibili (per le aziende energivore si arriva ad aumenti fino al 1.200%). E nei prossimi mesi i rialzi continueranno, principalmente per colpa del conflitto in Ucraina e delle speculazioni finanziarie. TPI chiede allo Stato di farsi carico del 50% delle bollette e soprattutto tassare al 100%gli extra-profitti delle compagnie energetiche e non solo del 25% come fatto fino ad ora. TPI, assieme alla piattaforma di petizioni change.org, chiede dunque di firmare e di diffondere la proposta.

 arricchimenti a dismisura

Secondo TPI “siamo di fatto in un’economia di guerra. Le famiglie quest’anno spenderanno in media 1.231 euro in più per le utenze domestiche, mentre secondo Confartigianato 881mila piccole imprese rischiano di chiudere, lasciando senza lavoro 3,5 milioni di persone”.

Secondo la Cgia di Mestre, se lo Stato si facesse carico del 50 per cento degli aumenti su luce e gas, la spesa ammonterebbe a circa 35 miliardi di euro entro la fine dell’anno: “Per limitare l’impatto sul debito pubblico, si potrebbe cominciare andando a colpire gli extraprofitti realizzati dalle società energetiche. Se la maggioranza di famiglie e imprese sono in ginocchio, ci sono aziende che con il caro bollette si stanno arricchendo a dismisura. Eni, ad esempio, nei primi sei mesi del 2022 ha realizzato 7,4 miliardi di euro di utile (l’anno scorso, nello stesso periodo di tempo, l’utile era stato di 1,1 miliardi)”.

miliardi non incassati

Il Governo Draghi -sostiene TPI- ha introdotto una tassa del 25% sugli extraprofitti di queste aziende, ma la norma è stata scritta male – il prelievo è calcolato sull’imponibile Iva anziché sul differenziale di utile – e molte compagnie si stanno rifiutando di pagare: degli 11 miliardi di euro attesi entro fine anno, per ora lo Stato incassato solo 2 miliardi. 

Per finanziare almeno in parte un intervento pubblico più deciso contro il caro-bollette, la proposta è “da un lato, aumentare la tassazione sugli extraprofitti dal 25 al 100% e, dall’altro, riscrivere la norma applicando il prelievo sull’effettiva differenza fra l’utile di quest’anno e quello dell’anno passato. Si tratta di una norma di equità: perché i profitti realizzati da queste aziende non derivano da una loro migliore performance sul mercato ma da fattori esterni come la guerra e la speculazione finanziaria. L’aiuto statale sui rincari delle bollette potrebbe essere modulato in modo da favorire le famiglie con redditi più bassi e, fra le imprese, quelle più energivore e quelle che in seguito alla stangata sarebbero più esposte al rischio chiusura”. 

(nella foto, Giulio Gambino)

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