Il 10 maggio è tornata ad uscire l’Unità. Un numero l’anno per non far decadere la registrazione. Realizzato con giornalisti esterni, mentre i 20 giornalisti dell’Unità più 5 poligrafici sono tenuti in un limbo, né cassa integrazione, né disoccupazione, né stipendi. Tutto ad opera della Unità srl di Massimo Pessina e Guido Stefanelli che hanno creato la società nel 2014, sotto la segreteria di Matteo Renzi.

Ha scritto il 10 maggio il Comitato di redazione dell’Unità: “Un’azienda silente praticamente da sempre. Che tiene in ‘ostaggio’ giornalisti e poligrafici, confinandoli in un girone infernale, sospesi nel nulla, dal 1° gennaio 2022 senza più alcuna protezione sociale. Un’azienda che mostra di esistere una volta all’anno per pubblicare un foglio che le permette di non far decadere la testata. Da tempo abbiamo perso le parole per definire, raccontare, una condizione allucinante, umiliante, nella quale lavoratrici e lavoratori de l’Unità, giornalisti e poligrafici, vivono da anni. Dal 1° gennaio non siamo più in Cassa integrazione né in disoccupazione. Formalmente, dal 1° gennaio di quest’anno siamo rientrati alle dipendenze de l’Unità srl, la società che edita un ‘non giornale’. A fronte delle innumerevoli richieste d’incontri, chiarimenti, da parte delle rappresentanze sindacali, la società editrice ha innalzato un impenetrabile muro di gomma. Una vicenda che da tempo ha ormai travalicato la red line della vergogna, si è ‘arricchita’ di un’altra pagina-farsa: la pubblicazione di un numero unico, un foglio di quattro pagine, anche con contributi giornalistici esterni. E questo all’insaputa del Comitato di redazione, pur avendo in organico, non pagati, giornalisti e poligrafici. E tutto questo mentre si trascina all’infinito una procedura di concordato che permette all’azienda di guadagnare tempo sulla pelle dei lavoratori”.

“Hanno ucciso l’Unità -dice il Cdr- mortificato i lavoratori, lasciato cadere manifestazioni d’interesse per l’acquisto della testata. Una vergogna assoluta. Che deve finire. Non basta far valere le nostre ragioni in tribunale. Non basta, perché la vicenda-Unità ha creato più e più vulnus sul piano sindacale. E su quello politico. Per la storia de l’Unità, per ciò che ha rappresentato sin dal suo nascere per la sinistra di questo Paese e per l’informazione democratica. L’Unità, il suo archivio, sono un patrimonio per l’Italia. Un patrimonio che la società editrice ha irresponsabilmente svilito. Noi non ci arrendiamo. Continueremo la nostra battaglia di legalità e giustizia. Lo dobbiamo a noi stessi, alle nostre famiglie e anche alla comunità, perché questa è sempre stata, delle tante e tanti che hanno avuto nel cuore l’Unità”.

“La vicenda dell’Unità, denunciata dal Comitato di redazione -ha scritto Fnsi- merita un intervento immediato e deciso da parte delle autorità competenti. A cominciare dal giudice fallimentare, che non si è ancora espresso sul piano concordatario presentato dall’azienda. Nelle sedi competenti andranno anche affrontate le evidenti responsabilità della proprietà che continua ad agire senza alcun rispetto per i lavoratori e per la storia del giornale. La pubblicazione del numero annuale, necessaria per evitare la decadenza della registrazione e avvenuta all’insaputa della redazione con il ricorso a risorse esterne, rappresenta un fatto gravissimo per il quale ci si riserva di valutare ogni azione a tutela dei giornalisti”. 

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