Il messaggio di Dean Baquet si riassume in una riga: “Twittate meno, riflettete prima di twittare, dedicate più tempo a trovare notizie”.

Dean Baquet è nato a New Orleans, ha 66 anni, è dal maggio 2014, otto anni, direttore esecutivo del New York Times. Si può dire che occupa il posto numero uno del giornalismo occidentale. Le sue parole segnano una novità e quello che succede al New York Times di solito, tempo dopo, si replica nei media degli altri Paesi. In un articolo uscito il 7 aprile su Nieman Lab, fondamentale sito sul giornalismo, il riassunto è questo: al Times si vuole che i giornalisti “caccino via dai loro telefonini il piccolo uccellino azzurro, o almeno non gli diano da mangiare così spesso”. Baquet ha scritto un messaggio a tutti i reporters del Times e un altro messaggio l’ha inviato il Deputy Managing Editor (amministratore delegato), Cliff Levy.

uccellino azzurro

L’uccellino azzurro è il simbolo di Twitter, il social network più amato dai giornalisti di tutto il mondo. Una tribuna che permette di dire la propria su tutto, di intervenire nei dibattiti più disparati, di crearsi un personaggio. Dice Baquet: “Ci sono giornalisti, al New York Times e altrove, che twittano molte, molte, molte volte al giorno. Questo prende troppo tempo. Se guardi alcuni giornalisti, al New York Times o altrove, vedi quanto spesso twittano, cosa twittano, l’importanza dei loro tweet, quanto tempo passano su questo, e ti chiedi: se il loro ruolo è trovare fatti importanti fatti e raccontarli al mondo, è questo il modo di passare le giornate?”.

Baquet precisa poi che chi vuole stare su Twitter ci stia pure. Si tratta di farlo un po’ di meno. E  cercare più notizie fuori da Twitter: “Cercare lettori e persone che hanno bisogno del nostro giornalismo in luoghi diversi da Twitter, uscire nel mondo e parlare con persone diverse”.

indigestione finita

Una rivoluzione. Un giro di boa. L’avviso che l’indigestione da social network è finita, almeno per i giornalisti. Nel 2014 i responsabili del Times (allora Baquet era vice della direttrice Jill Abramson, autrice di “Mercanti di verità”) vararono l’Innovation Report, allo scopo di portare the Gray lady, la “Signora in grigio” del giornalismo mondiale, dentro l’era digitale. Fra l’altro, la direzione decise di spingere i redattori del quotidiano ad andare su Twitter. Fu addirittura eliminato il Public Editor, il rappresentante dei lettori in redazione, perché, si disse, reclami e risposte sarebbero state trattate a sufficienza proprio su Twitter.

Adesso si cambia. Beninteso -dice Baquet- “Twitter è una grande fonte di informazione. Coprire la guerra in Ucraina senza Twitter sarebbe assai duro. Voglio solo che si restringa il suo ruolo”. Aggiunge che “alcuni twittano sulle minuzie delle loro vite ed è tempo non speso per la ricerca delle notizie. Questo è uno dei pericoli”.

reputazione Minacciata

Un altro pericolo è scambiare la risposta che si ottiene dai propri tweet con il pubblico reale a cui un giornalista deve rivolgersi, un pubblico che in gran parte non è su Twitter. Cominciare a credere che la reazione su Twitter sia il principale modo per giudicare il successo o il fallimento del lavoro svolto: “Non dico che si deve ignorare Twitter, sto solo dicendo di considerare che su Twitter c’è un gruppo di lettori. Ma non è il solo”. Ancora: Twitter è un grande raccoglitore di molestie e abusi. Infine, i “bad tweets”, potremmo tradurre con tweet sbagliati, poco meditati, sono una minaccia per la reputazione del Times e del suo corpo redazionale.

Le nuove linee guida del New York Times su Twitter si possono riassumere così. Primo, chi vuole può restare su Twitter. Però, a differenza del passato chi voglia uscire, è incoraggiato a farlo. Secondo, chi è minacciato su Twitter a causa del suo lavoro sarà protetto e aiutato da una squadra del giornale adibita a questo compito. Terzo, nell’uso di Twitter si deve tener conto degli standard editoriali del Times, delle linee guida del Times sui social e delle norme di comportamento del Times. Quarto su Twitter non si criticano i colleghi e il loro lavoro, come negli ultimi anni è troppo spesso accaduto. Quinto, si deve evitare di mettere su Twitter Breaking news, ultime notizie che ancora non sono sul giornale. Sesto, lo staff del Times sorveglierà con attenzione l’utilizzo dei social da parte dei giornalisti per assicurare che sia in linea con le linee guida del giornale. Non come poliziotti, ma con cura.

E gli altri social, Facebook, LinkedIn, Tik Tok? Le attenzioni dovranno essere le stesse, ma la maggiori preoccupazioni riguardano Twitter. E se i colleghi si lamentano per una perdita di visibilità dovuta al distacco da Twitter consigliato dalla dirigenza? La risposta è che il miglior modo per incrementare la visibilità è “produrre avvincente e importante giornalismo sulle varie piattaforme del Times per le decine di milioni di lettori e sottoscrittori del Times”.

Professione Reporter

(nella foto, Dean Baquet)

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