A proposito di “Ucraina, dodici inviati di guerra contro il pensiero dominante“. Qualcuno ha detto che “il dubbio è la fonte di ogni conoscenza” e concordo pienamente, ma temo che i tempi delle analisi – specie se approfondite – non coincidano affatto con il lavoro dei fotoreporter in particolare in guerra. Che fare? A mio parere potrebbe essere utile in apertura o in chiusura dei servizi avvisare i lettori (o gli ascolatori) di quanto sopra, lasciando al tempo futuro ogni giudizio definitivo e a chi legge il tarlo del dubbio. Nell’immediatezza della guerra e della sua narrazione non credo sia possibile fare di più ed è comprensibile che ognuno si schieri o resti a guardare… Certamente con intelligenza critica se ne è provvisto, o con le avvertenze che ogni onesto giornalista dovrebbe includere nei suoi scritti.

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