(A.G.) Polemiche e dibattiti su una foto pubblicata dalla Stampa in prima pagina, mercoledì 16 marzo. Molto rumore per una didascalia (che non c’é).

L’immagine è di grande impatto, un signore col berretto con la faccia tra le mani, sullo sfondo corpi per terra. Sulla foto c’è un titolo: “La carneficina”.

Sotto, i richiami di quattro servizi sulla guerra e, proprio sulla foto, due richiami, uno sulla fuga dei bambini a Leopoli, l’altro sull’assalto finale a Kiev. Facile collegare l’immagine a un  bombardamento su una città ucraina sotto l’assedio dei russi.

In realtà la foto è stata pubblicata una prima volta il 14 marzo, e viene da Donetsk. Ritrae i danni che si suppone siano stati causati da un missile Tochka-U sulla capitale del Donbass. Donetsk, è “capitale” di una delle due repubbliche separatiste filorusse. Il giorno 15 marzo La Stampa ha dedicato una pagina all’episodio: “Missile fa strage a Donetsk. Scambio di accuse Kiev-Mosca”. I filorussi assicurano si tratti di un missile sparato dagli ucraini verso il Donbass, intercettato dalle forze separatiste, che nel cadere in città ha provocato un disastro. Kiev parla di “false flag”: Mosca avrebbe sacrificato civili filorussi per accusare l’Ucraina di crimini di guerra.

Massino Giannini ha spiegato a Otto e mezzo di Lilli Gruber: “L’altro ieri, quando è successa la strage dei 20 civili a Donetsk, è scoppiato il rimpallo delle responsabilità. Noi sul giornale di ieri abbiamo fatto una pagina intera per raccontare questa strage e questo rimpallo di responsabilità tra russi e ucraini. Questa mattina – ieri sera, in verità – abbiamo deciso di mostrare di nuovo il puro orrore della guerra. Abbiamo titolato ‘La carneficina’ senza attribuirla, proprio per questa ragione, né ai russi né agli ucraini. Dov’è la disinformazione? Chi ha disinformato? Questa è la guerra, chiunque sia stato a combinare quell’eccidio, noi ve lo mostriamo. Può piacere o non piacere, basta che non si dica che è disinformazione”.

In realtà, sarebbe bastata una didascalia per dire cosa rappresentava la foto, dove era stata scattata, quando e da chi.

Le foto generiche non sono giornalismo.

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