Niente da fare. Il Comitato di redazione del Corriere della Sera, per la prima volta quasi tutto al femminile (quattro donne e un uomo), è rimasto in sella appena cinque mesi e mezzo. Il 25 marzo dimissioni irrevocabili, con lettera a tutta la redazione, di tre membri su cinque, evento che porta direttamente a nuove elezioni. Il Cdr era stato eletto all’inizio di novembre 2021.

Virginia Piccolillo, Maria Rosaria Spadaccino e Rossella Verga scrivono di aver tentato di trovare un accordo tra diverse visioni del mandato. Ma continuando le tensioni con gli altri due, Giuditta Marvelli e Biagio Marsiglia, ritengono che le continue tensioni e spaccature rendano più debole la rappresentanza sindacale e in particolare rendano più debole la redazione, in un momento in cui sarebbe indispensabile grande unità di intenti.

Proprio in questi giorni il Cdr era impegnato nella difficile discussione sulla fine dello smart working, che il Direttore Luciano Fontana vuole avviare dal 1° aprile e portare a compimento entro fine giugno. Molti (molte) in redazione hanno chiesto la possibilità di continuare con il lavoro da casa, o comunque di graduare di più il ritorno in ufficio.

Su questo, come su altri temi, il Cdr non ha un’idea univoca, e si divide fra chi è più vicino a Direzione e Azienda e chi vorrebbe una disposizione di maggior dialettica. Le tre dimissionarie fanno proprio l’esempio dello smart working, tema che riguarda tutte le giornaliste e tutti i giornalisti del Corriere ed è arduo da affrontare senza una linea comune. In conclusione della lettera, auguri al prossimo Cdr. Per eleggere questo c’era voluto un mese e due elezioni in rapida successione. Era risultato difficilissimo trovare candidati disponibili. Il mandato dei Cdr- da contratto- dura due anni.

Professione Reporter

(nella foto, la sede del Corriere della Sera, via Solferino 28, Milano)

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