Cortesie fra giornalisti (illustri), a proposito di Ucraina. 

Marco Travaglio all’attacco di Gianni Riotta. Scrive sul Fatto quotidiano il direttore Travaglio: “Gianni Riotta twitta, nel consueto italiano malfermo: ‘Ricordo @LaStampa durante la guerra in Jugoslavia una Barbara Spinelli così ferocemente filo Nato e Occidente da firmare appelli in stile Henry Levy e Glucksmann sui nostri valori. Adesso scrive sul Fatto e diventa anti Usa e Occidente. Peccato! Suo padre non sarebbe d’accordo’. Già il fatto che un ex del manifesto passato alla corte dello Zio Sam, dello zio Agnelli e dei nipoti Elkann dia lezioni di coerenza a una delle menti più lucide e delle penne più libere del giornalismo fa sorridere. Così come il fatto che, senza contestare una sola riga di quanto scritto da Barbara Spinelli, si erga a interprete autentico del pensiero postumo di Altiero Spinelli, purtroppo scomparso e dunque impossibilitato a sbeffeggiarlo. Il fatto invece che il poveretto non si sia accorto che Barbara Spinelli, nell’articolo dell’altro ieri, faceva autocritica sulla guerra nell’ex Jugoslavia non deve stupire. Era universalmente noto che Riotta, celebre distruttore di giornali e telegiornali, non sa scrivere. Ora scopriamo che non sa neppure leggere”.

Riotta ha cominciato appunto al manifesto, ha scritto per La Stampa e per il Corriere della Sera, di cui è stato vicedirettore nella seconda direzione Mieli (2004-2009). E’ stato direttore del Tg1 e del Sole 24 ore, ha insegnato Comunicazione nel corso di cultura italiana all’università di Princeton, nel New Jersey.

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