Dimissioni del Comitato di redazione a Repubblica. Terza volta in un anno e mezzo. Secondo il contratto di lavoro, i Cdr restano in carica due anni, ma quasi nessuna squadra completa il mandato. Stavolta però non c’è un conflitto alla base, ma quella che viene considerata la fine di un compito. E anche il fatto che almeno due membri su cinque, Roberto Mania e Riccardo Liguori, sono in uscita dal giornale.

Con la firma dell’accordo sui prepensionamenti e del Patto per l’innovazione e lo sviluppo, entrambi approvati con referendum, il Cdr ritiene di avere portato a termine la sua missione, di aver garantito l’unità della redazione. E lascia, dopo quattro mesi di lavoro. 

L’attuale Cdr -scrivono i cinque membri, Liguori, Mania, Mannironi, Montanari e Savino (unica donna), alla redazione- nacque con una funzione di garanzia e con il dichiarato intento di affrontare e superare la gravissima crisi di rappresentanza nella quale la nostra redazione era precipitata.

Il Cdr parla di mesi dolorosi: nel 2021 lasceranno il giornale oltre cinquanta giornalisti. E, secondo le norme, venticinque giovani entreranno a Repubblica.

Secondo la tradizione di Repubblica, il Cdr uscente ha nominato 5 “saggi”, incaricati di cercare candidature valide per il nuovo Cdr: Brunella Giovara, Luca Iezzi, Luca Pagni, Conchita Sannino, Tiziana Testa

A metà del maggio 2020, il Cdr si dimise dopo che il nuovo direttore Maurizio Molinari (insediato da un mese) rifiutò di pubblicare un comunicato su come il giornale aveva trattato la vicenda del prestito pubblico di 6,43 miliardi alla Fca di John Elkann, presidente della Gedi, editrice di Repubblica. Il 5 agosto 2021 il nuovo Cdr si dimise per contrasti interni (e dentro la redazione) dovuti al piano sui prepensionamenti.

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