Senza il permesso del Direttore e dell’Azienda, i giornalisti di Repubblica non possono fare niente altro che scrivere su Repubblica. Non possono neanche insegnare o presentare libri altrui, o partecipare a convegni o a festival o “a qualunque pubblica manifestazione”. La novità sostanziale è questo doppio binario, Direzione e Azienda (Gruppo Gedi, presidente John Elkann). Generalmente, fino ad ora, nella gran parte dei media italiani, era sufficiente l’autorizzazione del Direttore. E non in tutti i casi.

Questa regola è nella risposta del direttore Maurizio Molinari a una richiesta del Comitato di redazione. Il Cdr voleva chiarimenti sulla regolamentazione delle presenze in tv dei giornalisti della testata. E Molinari ha replicato con una comunicazione, definendola come “condivisa” con il Cdr. 

carta e penna

Ventiquattro ore più tardi, Molinari deve riprendere carta e penna (come si diceva una volta)  per correggersi: “A causa di un mio malinteso, di cui mi rammarico, voglio precisare che ho ritenuto la presa d’atto da parte del Cdr di quanto vi ho comunicato equivalesse a una sua condivisione. Il che non è”.

In ogni caso, nella prima lettera, Molinari ricorda che, a causa del rapporto di lavoro subordinato e del vincolo di esclusiva, ai giornalisti di Repubblica è vietata ogni collaborazione formalizzata e/o continuativa con altre testate o programmi tv e radio, anche se gratuita, “senza preventiva e formale autorizzazione sia del Direttore che dell’Azienda”. Vietata anche ogni partecipazione occasionale a trasmissioni tv o radio, senza autorizzazione di Direzione e Azienda. Vietati, senza la doppia autorizzazione, insegnamento, presentazioni di libri, convegni, seminari, festival, ogni pubblica manifestazione. Anche con le due approvazioni, comunque, tutto ciò va fatto fuori dall’orario di lavoro o in ferie.

le nuove sfide

Nello stesso giorno della precisazione sulla “non condivisione” del Cdr  -15 ottobre- Molinari ha scritto un altra missiva a tutti gli “amici e colleghi”. Per fare il punto sulla situazione generale del giornale.

Molinari spiega che l’accordo sui prepensionamenti e il Patto sull’Innovazione sono la cornice per affrontare le nuove sfide. Molinari annuncia che prenderà decisioni in cinque ambiti: il rafforzamento del corpo redazionale, lo sviluppo dell’innovazione tecnologica, la crescita del multimediale, l’aggiornamento professionale, l’adattamento degli spazi redazionali al modello di produzione integrata su carta e digitale per ridurre i costi. 

Al posto dei prepensionati (in realtà in misura di uno contro due uscite) saranno assunti precari storici. Saranno assunte anche “un numero limitato ma cruciale” di nuove professionalità decisive allo sviluppo del digitale. Non giornalisti.

“tutti noi in rete”

Il nuovo sistema editoriale sfrutterà l’intelligenza artificiale. 

Dopo i longform, i podcast e i Content Hubs, Repubblica proporrà un ampio palinsesto video, in collaborazione con Gedi Visual e Visual Lab. 

L’aggiornamento professionale permetterà un costante formazione sulle nuove tecnologie, “allo scopo di eliminare ogni gap di conoscenza digitale all’interno del corpo redazionale”. 

Infine, l’adattamento degli spazi redazionali al lavoro integrato carta-digitale: “Valorizzerà l’integrazione fra noi come volano della conoscenza collettiva e sfruttando le tecnologie più avanzate per mettere ognuno di noi in rete, con il costante intento di ridurre i costi strutturali non strategici per favorire investimenti”. Parole che non lasciano intendere chiaramente il futuro.

Alla fine, ringraziamenti per tutti “per il lavoro e l’impegno profuso” nell’ultimo anno.

Professione Reporter

(nella foto, John Elkann e Maurizio Molinari)

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