Nessuna risposta. L’appello, che la Fnsi ha lanciato al Parlamento e al governo Draghi, è caduto nel vuoto. Il sindacato, che era già sceso in piazza più volte in difesa del diritto all’informazione, ha deciso di pubblicare il testo sui maggiori quotidiani (a cominciare da Corsera e Repubblica) spendendo alcune decine di migliaia di euro. Ma né dalle Camere né da Palazzo Chigi sono arrivati segnali.
Alcuni brani del documento:
“Il diritto dei cittadini a essere informati è sotto attacco. I giornalisti sono nel mirino di organizzazioni criminali e neofasciste. Vengono quotidianamente intimiditi, minacciati, picchiati per via del loro lavoro. Una crisi senza precedenti mette in ginocchio il settore dell’editoria. L’occupazione è sempre più precaria. Migliaia di giornalisti sono costretti a lavorare senza diritti, senza tutele e con retribuzioni indegne di un Paese civile”.
“Governo e Parlamento dimenticano l’articolo 21 della Costituzione. Non vogliono fermare le querele bavaglio. Non vogliono norme per l’equo compenso e per contrastare il precariato”.
“Lasciar affondare l’Istituto di previdenza dei giornalisti italiani significa dare il via allo smantellamento progressivo dell’autonomia e del pluralismo dell’informazione, pilastro di ogni democrazia. Governo e Parlamento non lascino morire l’informazione italiana.”
Nella sede del sindacato unitario dei giornalisti si attende con fiducia che le istituzioni intervengano in difesa dell’attività giornalistica. All’interno delle redazioni alcuni cominciano però a chiedere più decise azioni sindacali. Da notare che anche i giornali sui quali l’appello è stato pubblicato non sono comparsi né commenti né prese di posizione.
Sulla questione Inpgi il 20 ottobre scade il termine dei lavori della commissione istituita dal governo per trovare una soluzione ai costi da molti anni in profondo rosso (ultimo bilancio, 2020, meno 242 milioni di euro). Negli ultimi anni i dirigenti dell’Istituto hanno puntato sull’ingresso dei “comunicatori”, poi dei “grafici”. Ma si sta facendo strada il possibile assorbimento nell’Inps.
(nella foto Giuseppe Giulietti e Raffaele Lorusso, presidente e segretario Fnsi)