Durante l’estate, nelle grandi città, decine di edicole hanno chiuso i battenti e molte non apriranno più. In venti anni da 40.000 sono diventate 15.000. Il governo ha cercato aiutare la categoria con un bonus una tantum di 500-1000 euro, nell’ambito del cosiddetto “decreto sostegni”. Il termine per presentare le domande è scaduto il 31 luglio. Potranno ricevere l’aiuto solo edicolanti che rispondano ad alcuni requisiti. Sono soldi che, secondo Andrea Innocenti, presidente dello Snag, il Sindacato nazional autonomo giornalai, dovranno essere destinati a “misure per la digitalizzazione e per l’acquisizione dei fattori abilitanti e per il rafforzamento delle forme di supporto alla rete di vendita”.

In realtà molti edicolanti non sono più in grado di resistere alla crisi della carta stampata. Pur avendo tentato di integrare gli incassi vendendo anche bibite e giocattoli, molti hanno ormai deciso di cambiare mestiere. Qualcuno sta puntando sul chiosco multiservizi: Sisal e Lottomatica, bollette e multe, ricariche telefoniche, convenzioni per il ritiro di pacchi. Condizione è che mantengano il 51% del business legato alla vendita di giornali. ”È un inizio, un primo passo per far sì che le edicole diventino altro. In ogni caso i servizi non bastano a colmare il vuoto che si è creato nell’abbassamento della vendita di quotidiani e periodici”, spiega Carlo Monguzzi, vicepresidente dello Snag. 

Nessuna iniziativa è stata messa in campo dagli editori per venire incontro alla categoria. In molti  luoghi di villeggiatura frequentati d’estate dagli abitanti delle città non sono arrivate le copie di alcune testate, quasi che gli editori avessero rinunciato ad una parte dei propri lettori.

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