Il lavoro flessibile ha salvato il giornalismo ma può anche danneggiarlo. E’ in questa frase la sintesi del seminario che si è svolto (via Zoom) sul tema dello smart working, organizzato dalla Fondazione Murialdi. Erano presenti una cinquantina di giornalisti di varie regioni e redazioni italiane. Tre ore di analisi e di discussione, che l’Ordine del Lazio aveva inserito nella piattaforma Sigef per la formazione continua. Sono emersi episodi, questioni e abitudini che mostrano quante conseguenze e quanti rischi la pandemia ha comportato. Una situazione che proseguirà purtroppo ancora per alcuni mesi.

opera collettiva

“Esiste il pericolo – ha detto Paola Spadari, presidente dei giornalisti del Lazio – che vadano perdute alcune caratteristiche della nostra attività, anzitutto il suo carattere di opera collettiva, che in molte aziende sembra essere praticamente dimenticato”. L’avvocato Giuseppe Catelli della Federazione della Stampa ha spiegato come il lavoro flessibile sia già previsto dalla legge n. 81 del 2017 e ha elencato le regole che andrebbero rispettate. Molti i problemi emersi: nessun orario di lavoro, non c’è un diritto alla connessione via Internet e alla chiusura del collegamento, i costi degli strumenti tecnologici sono stati a carico dei giornalisti, quasi scomparse le riunioni di redazione e i momenti di collegialità, il lavoro è sempre più individuale, la ricerca delle fonti non avviene quasi mai sul posto, i carichi domestici si sommano a quelli del lavoro in una fase in un cui anche gli altri componenti della famiglia sono costretti in casa.

Il sistema-giornalismo ha tenuto, grazie all’impegno della categoria in un momento in cui la collettività ha estremo bisogno di informazioni. I sindacati regionali hanno sensibilizzato i Comitati di redazione, ma nella maggior parte dei casi questi ultimi non hanno retto alla pressione degli editori. Alcune aziende hanno già chiuso redazioni periferiche, mostrando di voler continuare nel lavoro a distanza anche al termine della pandemia. Occorre una presa di coscienza immediata: non si può aspettare che finisca l’emergenza. Pur di fronte alla crisi finanziaria che molti giornali attraversano, è possibile rispettare regole precise. Gli strumenti ci sono già. Il lavoro a distanza deve avvenire attraverso accordi scritti fra le aziende e i giornalisti. Non si può aspettare la fine della pandemia. L’organizzazione del lavoro è in pezzi. Occorrono iniziative che, pur di fronte alla necessità i rispettare le distanze fra le persone e di combattere il Covid, facciano in modo che il giornalismo non sia travolto da una ”flessibilità” spesso non giustificata, che abbasserebbe gravemente la qualità dell’informazione.

regole alla base

La Fondazione Murialdi (erano presenti Fiengo, Ferrigolo, Tartaglia, Roidi) ha messo a disposizione dei colleghi un libro in cui sono state raccolte in questi mesi le numerose analisi sulla questione. Sul sito della Fondazione viene trasmessa la registrazione del webinar. L’Ordine del Lazio si è impegnato a proseguire l’opera di sensibilizzazione. In un periodo in cui i giornalisti si preparano ad andare al voto per il rinnovo dei propri organismi devono riflettere sulle regole irrinunciabili, che sono state conquistate negli scorsi decenni e che restano alla base della professione.

Professione Reporter

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