Sull’Istituto di previdenza dei giornalisti, mi sembra che siamo arrivati a un bivio: da una parte il progetto “salviamo l’Inpgi”, che ancora prevede l’arrivo (problematico) dei comunicatori e altre iniziative per reperire fondi nell’ordine dei 200 milioni all’anno, calcolando a spanne quanto necessario a pareggiare i conti, cioè due miliardi in 10 anni. “Salvare l’inpgi” equivarrebbe anche a salvare tutto il nostro sistema di associazionismo professionale di cui l’Inpgi è il perno, e la malconcia cassa. Ma dove li troviamo due miliardi in 10 anni? Chi sostiene il “salviamo l’Inpgi”, istituto di suo già defunto contabilmente, dovrebbe dirlo. L’altra ipotesi è il passaggio all’Inps. Ma ci conviene farlo gestire tutto da un commissario? Non ci conviene avviare subito il processo e cercare di gestirlo noi fino a quando possibile? Non credo che la nostra dirigenza di categoria abbia solo due strade: o i “comunicatori” o passare la palla. Ne ha una terza: difendere fino in fondo gli interessi e i diritti della categoria.

mmargiocco@gmail.com

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