Fu una scelta sbagliata eleggerlo alla presidenza dell’Ordine.

Non è stato in grado in tre anni di promuovere la riforma della professione.

Ha condotto in modo inqualificabile la conferenza di fine anno con il presidente del Consiglio.

Ha scritto un comunicato sconclusionato sulla vicenda che ha opposto l’ex presidente della Camera Boldrini e il direttore di Huffington Post Mattia Feltri (le aveva chiesto di togliere da un pezzo una critica a suo padre, Vittorio Feltri).

campagna elettorale

L’obiettivo di tutte queste pesanti affermazioni (e di altre ancora) è l’attuale presidente dell’Ordine dei giornalisti, Carlo Verna. L’autore delle accuse è il candidato presidente dell’Ordine, Carlo Bartoli, oggi presidente dell’Ordine toscano. Bartoli è il candidato di Controcorrente, la componente che gestisce (avendo vinto le elezioni) Inpgi, Fnsi, Casagit. All’Ordine tre anni fa Verna fu il capofila di Contrordine, una lista presentata da Controcorrente e da Informazione Futuro. Nel corso del tempo Verna e Controcorrente si sono allontanati, fino ad arrivare al velenoso comunicato di Bartoli. Le elezioni all’Ordine si svolgeranno, per la prima volta in modalità online, probabilmente in primavera. C’è la possibilità che Verna si ripresenti stavolta come candidato contro Controcorrente. La campagna elettorale è già nel vivo.

“Cari colleghi -comincia così la lettera di Bartoli- l’Ordine dei giornalisti sta attraversando un momento particolarmente critico che rischia di minare la credibilità di un organismo che dovrebbe assicurare il rispetto della deontologia, sollecitare tra i colleghi una riflessione sui diritti e sulle responsabilità di chi esercita una professione vitale per la democrazia, che dovrebbe offrire corsi di aggiornamento di grande qualità che aiutino i colleghi a sviluppare nuove professionalità e a irrobustire le proprie competenze. L’Ordine deve progettare e promuovere una profonda innovazione del ruolo e della fisionomia della nostra professione e chiedere al Parlamento una seria riforma della legge istitutiva. Ma senza una rinnovata credibilità e autorevolezza anche nella prossima consiliatura i margini di manovra per l’Ordine saranno ridotti all’ordinaria amministrazione”. 

modalita’ di accesso

E invece, secondo Bartoli, la credibilità e la autorevolezza dell’Ordine sono piombati ai minimi storici, ridando fiato a chi chiede la sua abrogazione.

E qui comincia l’elenco dei fatti “che hanno creato un grave danno reputazionale”. Innanzitutto, “la sconclusionata (dal punto di vista concettuale e sintattico) presa di posizione del presidente Carlo Verna sul caso Boldrini-Feltri”.

In secondo luogo, “tre situazioni inqualificabili di cui è stato protagonista Verna durante la conferenza stampa di fine anno con il presidente del consiglio Giuseppe Conte: 1) parlando dell’Inpgi il presidente si è fatto portavoce del punto di vista di una sola parte, minoritaria della categoria, venendo immediatamente smentito dal presidente del Consiglio; 2) ha fatto togliere il microfono a una giornalista che reclamava una risposta pertinente alle domande eluse dal presidente Conte; 3) nel togliere la parola alla giornalista, il presidente Verna ha citato a sproposito l’articolo 3 della Costituzione, dando una rappresentazione davvero ingenerosa della nostra professione”.

“In tre anni -aggiunge Bartoli- non è stato compiuto un solo passo in avanti per promuovere una riforma della professione, a cominciare dalla modifica dei requisiti e delle modalità di accesso che sono fuori dal tempo. Carlo Verna è stato eletto oltre tre anni fa presidente dell’Ordine a capo di una maggioranza sostenuta da molti di noi. Non dobbiamo avere il timore di dire che si è trattato, alla luce dei fatti, di una scelta sbagliata”.

Conclusione: “Occorre un cambiamento profondo, è ora di lasciare la parola ai giornalisti italiani e rinnovare le cariche dell’Ordine dopo che, a settembre, le elezioni sono state immotivatamente annullate”.

(nella foto, in primo piano, Carlo Bartoli)

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