di ALBERTO FERRIGOLO

C’è una novità nel business delle rassegne stampa: Camera e Senato, per la prima volta, hanno indetto un bando di gara congiunto per l’assegnazione del “servizio integrato di monitoraggio delle fonti di informazione per il Parlamento italiano“. Valore stimato 2.125.000 euro, Iva esclusa (975.000 euro per il Senato, 1.150.000 per la Camera). Tempo di durata dell’incarico: 60 mesi, ovvero cinque anni. I due contratti che verranno sottoscritti con chi risulterà il vincitore della gara saranno stipulati in maniera distinta e separata. L’idea di indire un unico bando, di fatto, risponde all’esigenza di “realizzare economie di scala derivanti dall’aggregazione della fornitura”. 

Si tratta, pertanto, di un servizio di monitoraggio della stampa quotidiana e periodica, radiotelevisivo, web e social, oltre all’aggregazione dei notiziari delle agenzie di stampa. Con la riserva delle due amministrazioni di richiedere, “in via opzionale”, l’attivazione di servizi aggiuntivi, come la realizzazione di fascicoli di rassegna stampa generale, di una rassegna di “articoli in evidenza”, anche dal web, o di carattere europeo e in ogni caso complementari al servizio principale. La gara si chiude entro le ore 16 del prossimo 25 gennaio, mentre le buste con le offerte verranno aperte alle ore 11 del 5 febbraio.

molta attesa

C’è molta attesa sull’esito. Anche perché, la rassegna stampa degli uffici di Montecitorio e Palazzo Madama, che soddisfa la lettura indicizzata di deputati e senatori, diventa per la prima volta contendibile. I due principali fornitori sul mercato sono da sempre, alternandosi nell’appalto, L’Eco della Stampa e Data Stampa, società egemoni nel settore, di fatto un oligopolio (controllano tra il 70 e l’80% del mercato). La prima, in attività dal 1901, è in mano da sempre alla famiglia Frugiuele, quando il capostipite Ignazio la fondò; la seconda, attiva dal 1987, fa capo a Massimo Scambelluri.  

La questione delle rassegne si è fatta di recente controversa. Soprattutto perché sollevata dagli editori dei giornali e dalla loro Federazione, la Fieg: non solo perché si tratta di una riproduzione di articoli già selezionati e predisposti in apposite raccolte che vanno in mano a migliaia di persone, sottraendo copie ai quotidiani in edicola, ma anche perché – con la diffusione del web – i link delle rassegne finiscono nelle mani di un’infinità di persone che legge a sbafo, senza sborsare un euro. Di recente poi, la diffusione di intere edizioni di quotidiani, settimanali, riviste e persino libri, attraverso i social e, in particolare, i canali Telegram – poi inibiti dalla magistratura – ha completato il quadro dei danni arrecati e ricevuti.

presunte violazioni

Ad esempio, il 29 ottobre – come rileva il provvedimento firmato dal presidente dell’Agcom Giacomo Lasorella emesso il 3 dicembre  scorso – proprio la Fieg ha segnalato all’Autorità garante che sul sito di Data Stampa sono presenti una “significativa quantità di opere di carattere editoriale diffuse in presunta violazione della legge 22 aprile 1941, n. 633” sulla protezione del Diritto d’autore, cioè articoli di giornale che recano “la clausola di riproduzione riservata, utilizzati per la realizzazione di un servizio di rassegna stampa erogato a pagamento e quotidianamente al pubblico”. E che all’Agcom, la Fieg ha chiesto di “valutare se ordinare a Data Stampa Srl di rimuovere tutti gli articoli a riproduzione riservata finora diffusi, nonché far cessare la loro sistematica riproduzione”, messi a disposizione – come annotano gli editori – “senza essere stata autorizzata” e “senza licenza da parte dell’editore”, che è il “titolare esclusivo dei diritti di utilizzazione sugli articoli”. 

Dopo un lungo e approfondito esame, l’Agcom ha ordinato alla società Data Stampa Srl “di provvedere alla rimozione delle opere digitali di carattere editoriale che consistono negli articoli delle Società RCS Mediagroup SpA, Editoriale Domani SpA, L’Unione Sarda SpA, Sesaab SpA e Società Editrice Sud SpA, associate alla Federazione Italiana Editori Giornali che recano la clausola di ‘Riproduzione riservata’ dal proprio servizio di rassegna stampa”. Rimozione da ottemperare entro due giorni dalla notifica del provvedimento, e anche “di interrompere la riproduzione di tali articoli”. Mentre già il 18 maggio l’Autorità si era espressa nello stesso modo nei confronti di una richiesta analoga da parte de Il Sole 24 Ore.

“imposizioni private”

Tuttavia, in una nota diffusa ancora il 26 settembre Data Stampa così si era espressa: “Questa storia, tipicamente italiana (ma non dell’Italia felice del 1950 o 1960, bensì di quella dei tempi correnti) deve finire. Un intervento governativo o parlamentare non è più procrastinabile. Serve una legge o un regolamento e, in vista di questo obiettivo, l’immediata convocazione di un tavolo di studio con tutte le parti interessate, non con la sola Fieg”. Ma allo stesso tempo Data Stampa afferma che “non è civilmente ammissibile che lo Stato, per la sua incapacità di disciplinare la materia, possa costringere gli operatori del settore a subire le imposizioni di un singolo soggetto privato rappresentativo dei soli interessi dei maggiori editori, e del tutto dimentico degli editori minori e delle loro diverse esigenze”. Nel frattempo, il 25 novembre gli editori aderenti al Repertorio Promopress, una società di servizi di Fieg, e l’agenzia di media monitoring L’Eco della Stampa siglano un contratto di abbonamento per disciplinare il contenuto, le modalità  e le condizioni per la fornitura del flusso digitale degli articoli pubblicati sulle testate cartacee e digitali aderenti al Repertorio, per regolamentare, secondo condizioni in linea con quanto previsto per le altre imprese che operano nel settore, riproduzione e comunicazione degli articoli. Allo scopo di realizzare e fornire, in Italia e all’estero, rassegne stampa ai propri clienti. 

E Repertorio Promopress (a cui aderiscono 64 Aziende editoriali con 381 testate) non è altro che il marchio dell’attività  di gestione dei diritti d’autore di Promopress 2000 Srl, società della Federazione Italiana Editori Giornali, alla quale Data Stampa ha deciso di non aderire. Motivo? Perché la Fieg, “per quanto in posizione assolutamente dominante avendo a disposizione il ‘mezzo mediatico’, rimane pur sempre un’associazione privata, che si sta servendo di una società commerciale (Promopress 2000 Srl, ndr) della quale detiene il 97% delle quote, e della quale è Amministratore Unico lo stesso suo Direttore Generale, che in assenza di una Legge dello Stato non ha alcun titolo per imporre l’adesione ad una ‘Licenza’ da essa stessa autonomamente creata e il pagamento di quote autonomamente determinate e a sua discrezione ripartite”.

Intanto il primo dicembre scorso gli editori Ue hanno chiesto alla Commissione europea di inserire regole ulteriori nel Digital market act (Dma) per ristabilire la giusta concorrenza sul mercato online e fare in modo che le piattaforme rispettino i loro diritti sui contenuti condivisi sul web. Così si sono espressi, in una nota, le associazioni degli editori Ue di giornali e riviste Enpa e Emma. In particolare, gli editori chiedono di garantire un’implementazione effettiva, in Francia e in tutta Europa, dell’articolo 15 della direttiva europea sul copyright che garantisce il diritto degli editori di giornali su tutte le pubblicazioni online dei loro contenuti. 

In quest’ambito e in questo quadro di problematiche si svolge proprio in questi giorni il bando per l’assegnazione del servizio di Rassegna stampa per Camera e Senato.

(nella foto, il presidente della Camera (2008-2013) Gianfranco Fini in sala stampa a Montecitorio)

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