(A.G.) Alberto Leonardis, che a L’Aquila tutti chiamano il Biondo, ha comprato quattro giornali da John Elkann (Gedi) e da qui vuole partire per un avventura multimediale. “Come in America”, dice.

Giornali, dunque. Ed eventi educativi nelle scuole. Un centro di produzione per contenuti, storie, fiction. Una Scuola di giornalismo digitale. Un acceleratore per imprese editoriali.

Leonardis, 54 anni, è aquilano e ha preso tante iniziative nella sua vita. Comunicazione, Centro contro il dolore, banche, immobiliare, private Equity, connection Abruzzo-Cina.

Editoria e il giornalismo gli sono sempre piaciuti. E a un certo punto, 2016, ha comprato il Centro di Pescara, assieme a tre imprenditori della zona. Dopo due anni se n’è andato. Ora è presidente e amministratore delegato di Sae, Sapere Aude editrice. Abbi il coraggio di conoscere, frase del poeta romano Orazio, poi adottata da Kant. I soci sono un gruppo particolare, nessuno in posizione preminente: il costruttore livornese Maurizio Berrighi (Toscana Sviluppo), l’editore romano (Zona Franca) Giulio Fascetti, Simone Prete e Pietro Peligra di Portobello spa, sede a Pomezia (pubblicità e negozi) e poi Atlante srl, Almi srl, Atnext srl, Brio Consulting srl, M&S srl. Alcune di queste società sono basate in Abruzzo, perché Leonardis resta ben saldo nelle sue radici.

Quando Sae ha rilevato dal Gruppo Gedi Il Tirreno, la Gazzetta di Reggio, la Gazzetta di Modena e la Nuova Ferrara, il timore dei dipendenti delle quattro testate è stato questo: che la specialità di Leonardis sia acquisto, sistemo e vado via. Lui giura di no.

“Stavolta non mollo. Ho idee più importanti rispetto ai tempi del Centro”.

Lei che mestiere fa?

“Metto insieme capitali sulla base di progetti condivisi. Progettazione, finanza, sviluppo dei progetti”.

Ma i giornali le piacciono?

“Da lì partiamo. Dalla carta. Abbiamo subito nominato i due nuovi direttori. Al Tirreno Stefano Tamburini, 59 anni, di Piombino, grande esperto di sport, già responsabile supplementi dei quotidiani locali Finegil, già direttore del Corriere Romagna, dell’agenzia Agl e de La Città di Salerno. Per gli altri tre quotidiani, Giacomo Bedeschi, reggiano, già direttore del Corriere di Romagna”.

Qual è la missione delle quattro testate, carta e digitale (45 mila copie circa in tutto)?

“Fare degli ottimi prodotti giornalistici. In piena autonomia. Io non mai letto l’articolo di un giornalista prima che uscisse”.

Intorno ci sono altri progetti?

“Almeno quattro. Innanzitutto eventi di comunicazione sociale. Con grandi sponsor nazionali porteremo nelle scuole giornate sulla violenza di genere, sul cyberbullismo, sull’educazione alimentare, sulla ludopatia. Giornalisti, studiosi, forze di polizia, magistrati a parlare di questi temi con gli studenti”.

Secondo progetto.

“Un Centro di produzione di contenuti. Partire dalle notizie per sviluppare format tv”.

Una Netflix del Centro Italia?

“Netflix, Sky sono i grandi modelli. Il Centro contenuti avrà sede a Piombino, per rilanciare il polo industriale in crisi”.

Terzo.

“Una Scuola di alta formazione sul giornalismo digitale. Sede in Emilia Romagna, a Ferrara o a Reggio Emilia”.

Infine?

“Un acceleratore di imprese, di start up nel campo dell’editoria. Vorremmo promuovere infrastrutture, portali verticali, podcast”. 

Ci saranno altri acquisti di testate?

“Vedremo. Non solo giornali, probabilmente. Miriamo alla comunicazione integrata”.

Avete garantito il mantenimento degli organici?

“Per ora senz’altro sì. Centoventidue giornalisti e 44 poligrafici. La stampa sarà assicurata da Riffeser in Toscana e da Mario Farina in Emilia”.

Rapporti con la politica?

“Nessuno in particolare. A Roma, in via del Seminario, al Pantheon, abbiamo aperto un ufficio per le relazioni esterne, guidato da Gianni Giovannetti, ex inviato del Messaggero, ex portavoce di Piero Fassino. Le nostre relazioni sono a largo raggio”.

Se dovessimo dare un nome a tutto questo?

“Emilia e Toscana come Silicon Valley del giornalismo digitale”.

Le ambizioni sono piuttosto elevate. 

(nella foto, Alberto Leonardis, davanti a una vecchia immagine della sede del Tirreno di Livorno)

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