Egregio presidente John Elkann. Comincia così la lettera aperta che Amilcare Digiuni, segretario nazionale del Sinagi, sindacato giornalai, ha scritto al presidente di Gedi. Per contestare la filosofia del nipote di Gianni Agnelli, che punta tutto sul digitale. La lettera è stata pubblicata sul sito del Sinagi e sul Fatto Quotidiano. A un certo punto Digiuni chiama Elkann “miope”, perché vuole buttare a mare il sistema edicole. I toni in generale sono molto bruschi. Risentiti.

“in merito alla sua visione dell’editoria e del giornalismo esternata al master di Giornalismo dell’Università di Torino, è interessante vedere che lo stesso articolo, firmato dallo stesso giornalista sia stato pubblicato su due quotidiani diversi. Su La Stampa e sul Secolo XIX di sabato 14 novembre 2020. ’Sinergia’ o ‘omologazione’? Stiamo parlando di due grandi quotidiani autonomi o asserviti ‘al capo’? Al giornalista è stato pagato solo un articolo, anche se lo stesso è stato pubblicato su due quotidiani? Se è questo che lei intende quando afferma che è ora di fare un balzo nel XXI secolo, le ricordo che anche le fotocopie sono uno strumento del secolo scorso”.

numeri stratosferici

Quindi Digiuni passa ad occuparsi dell’incremento degli abbonamenti digitali. Elkann ha parlato di raddoppio nel corso del 2020: “Ma siamo seri. È come dire che nello stesso periodo le televisioni hanno migliorato lo share degli ascolti. O forse pensa che il lockdown non abbia influito? Inoltre, leggere di questo grande exploit degli abbonamenti digitali mi ha riportato alla mente la vicenda di un importante quotidiano nazionale che dichiarava numeri di vendita e diffusione stratosferici e in aumento fino a quando si è scoperto che non era così”. L’accenno probabilmente è alla vicenda (anno 2017) del Sole 24 ore, per la quale l’allora direttore Roberto Napoletano è ancora sotto processo (non ha accettato patteggiamenti).

A questo punto Digiuni fa una difesa del mondo della carta stampata: “L’unico dato interessante da approfondire non lo ha però reso noto. Quello che la carta stampata sia per l’80% la fonte di reddito per un editore. Da un decennio si utilizza il reddito della carta stampata per investire nel digitale. Trovo incomprensibile non fare più investimenti sul cartaceo che, tutto sommato, porta ancora un po’ di reddito, dilapidando risorse sul digitale senza ottenere un risultato degno di nota”. 

rete capillare

Digiuni riconosce che occorre trovare un modello per l’informazione del futuro e si devono coinvolgere i giovani e sviluppare sinergie tra cartaceo e digitale: “Ma è altrettanto evidente che questo nuovo modello non nasce continuando a pensare di scimmiottare altri modelli digitali, come è stato fatto sinora con le piattaforme dei social. Un modello funziona se è sviluppato in base al target dei possibili utenti e non esiste un modello ‘buono per tutto’. Certo, occorre conoscerlo questo target. E se si pensa a nuove forme di contatto con i lettori buttando a mare una rete capillare come quella delle edicole, etichettandola come obsoleta, si dimostra quanto si è miopi. Gli edicolanti sono a contatto quotidiano con i lettori e ne conoscono interessi, curiosità e sogni. Invece no. Dopo le cantonate prese correndo dietro a Facebook, Twitter ecc. ora si corre dietro ai modelli Netflix, Amazon e Spotify, esaltando i fenomeni TikTok e Youtube. La questione è come si vuole che sia l’informazione. Informazione di qualità e verificabile o informazione spazzatura e non verificabile? Informazione libera e pluralista o informazione omologata e in mano a pochi? Giornali e giornalismo originali o fotocopia?”. Secondo Digiuni le parole di Elkann al master di Giornalismo di Torino fanno chiaramente capire dove si voglia andare: “E rabbrividisco”, conclude il sindacalista dei giornalai.

Le edicole in Italia erano 40mila nel 2000, oggi sono circa 15mila, o 25mila se si comprendono i bar che vendono giornali. Ne chiudono due al giorno.

(nela foto, una edicola di Bra, Cuneo, chiusa nell’ottobre 2019)

2 Commenti

  1. Gedi ha già iniziato ad abbandonare le edicole. Tra i tre giornalai intorno casa solo uno vende Repubblica. Gli altri due hanno rinunciato per problemi con la distribuzione. Non mi stupisce che le vendite diminuiscano. È una precisa strategia.

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