(A.G.) Dall’Australia ha chiamato Alessandro Diamanti, che è di Prato, ma ha giocato tanti anni nella squadra di calcio di Livorno. Ora è la star del Western United di Melbourne e ha assicurato che farà propaganda per il Vernacoliere laggiù, agli antipodi. Quaggiù si è abbonato Vauro Senesi, vignettista famoso, toscano pure lui, ma di Pistoia. Poi si è abbonato il sindaco di Livorno, Luca Salvetti, indipendente di centro sinistra, giornalista. In tre giorni 500 abbonamenti. Costano solo 27 euro, per dodici numeri all’anno.

Sono alcune risposte all’appello di Mario Cardinali, fondatore, editore, direttore del Vernacoliere: “Ce ne occorrono almeno cinquemila, cinquemila nuovi abbonati per garantirci una base economica che ci permetta di mantenere ancora in vita la nostra testata. Dopo sessant’anni di esistenza”. Pubblicità Cardinali non ne ha mai voluta: “Se arriva la Fiat e mi dà una pubblicità e un giorno io voglio pigliare per il culo la Fiat?”. Suggestioni per l’online, nessuna: “Siamo vittime di pirateria informatica, la riproduzione e diffusione gratuita dei nostri PDF ci ha obbligato a interrompere già da tempo gli abbonamenti online”.

“Frugatevi, trovate 27 euro” 

Cardinali si rivolge anche ai tanti che “in particolare su Facebook si sperticano di elogi nei nostri confronti, che puntualmente ogni mese si congratulano per ogni nuova locandina, che dichiarano di adorarci per l’umorismo, per la satira e per il libero pensiero: è arrivato il momento di farci vedere la loro riconoscenza pratica: un abbonamento. Frugatevi -come si dice a Livorno- contribuendo con i 27 euro”.

Il Vernacoliere sarebbe il Charlie Hebdo italiano, ma in realtà non c’entra niente. O meglio c’entrerebbe per la satira a tutto campo, sboccata, senza freni. “Certe vignette, sull’islam però -dice Cardinali, che tutti sono andati a interrogare dopo la strage del 2015 a Parigi con dodici morti- non le avrei passate . Noi facciamo satira sui rappresentanti della religione cattolica, non sbeffeggiamo la religione in quanto tale”.

Il Vernacoliere è lui, Mario Cardinali, 83 anni, laureato in Scienze Politiche. Fondatore prima di Livornocronaca, poi del Vernacoliere. “Titoli di Mario Cardinali”, c’è scritto sulla testata. Titoli come “Il Papa fa la pipì come noi. E se lo sgocciola da se’”, “La Madonna scrive al Vernacoliere: per favore mandate affanculo Salvini pe’ me”, “La mafia si dissocia dallo Stato: ci rovina la reputazione”, “Il mondo alla rovescia, bimbo violenta un prete”, “Il culo della Boschi patrimonio dell’umanità”, “Ai bimbi rom camere con acqua, luce e tanto gas”, “Nuvola atomica. Primi spaventosi effetti delle radiazioni: è nato un pisano furbo. Stupore nel mondo, sgomento in Toscana”. Pisa è soggetto fra i preferiti, una rivalità sottile e feroce fra le due città, a 30 chilometri di distanza, che risale all’epoca dei Medici quando la Repubblica marinara di Pisa aveva perso splendore e il porto di Livorno fu ampliato.

parolacce e università

Troppe parolacce? Cardinali va avanti così da 60 anni, è quasi un ossessione, e quando le cose durano diventano dei classici, finiscono  all’università: “Ho parlato alla Luiss a Roma, a Ca’ Foscari a Venezia, alle università di Firenze (sette volte), Siena e tre volte anche a Pisa”.

Il Vernacoliere è Livorno. Una città senza la storia millenaria di Firenze, Pisa, Lucca o Siena, . Fino a 450 anni fa era un villaggio di pescatori, spazzato dal mare e dalle alluvioni, decine di villani al servizio della Repubblica fiorentina. Tutti sapevano dell’aria malsana, della carenza di acqua potabile e di terra da arare, così a Livorno vennero quelli che non avevano niente da perdere, gente abituata a non rispettare padroni. Nel Seicento un ruolo fondamentale per l’espansione di Livorno è svolto dagli Ebrei sefarditi di lingua spagnola o portoghese, con i loro commerci portuali. 

“Il Vernacoliere è antipalazzo perché Livorno è antipalazzo -dice Cardinali- La satira negli ultimi anni è stata depotenziata dall’uso buffonesco che ne fanno i politici. E anche l’intellighenzia di sinistra è stata satiricida, con i suoi signori della satira, Vincino, Serra, Disegni, tanti altri… La satira era la goccia che scavava la pietra, ora è l’acqua che dilava la pietra. Si è persa la funzione sociale, è diventato un servizio di palazzo: devi ridere ma nei limiti del permesso”.

processo imbarazzante

A un certo punto fra le miriadi di querele che il Vernacoliere ha ricevuto (pochi processi, nessuna condanna) venne istruito quello passato alla storia come il “processo alla topa”. Anno 1983, Il Vernacoliere lancia la “Sogot”, sovrimposta governativa sulla topa. In sostanza il suggerimento di una tassa sull’uso dell’organo sessuale femminile, a pro dello Stato: un fiume di entrate fiscali. Un pisano denuncia Cardinali per «pubblicazione oscena, offesa al pudore», e Cardinali viene assolto perché il fatto non costituisce reato.

Il Vernacoliere è arrivato a vendere 60 mila copie, era il 1992. Ancora nel 2000 arrivava a 40/50 mila, pur essendo distribuito solo in 8 regioni su venti, soprattutto nelle grandi città. Poi, la crisi della lettura su carta: “Ora va bene solo per il gabinetto”.

Cardinali sottovoce dice che non chiuderà, che, in ogni caso, Il Vernacoliere non chiuderà.

(nell’immagine, copertina del dicembre 2018)

 

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