Minacciato e inseguito, la sera di venerdì 30 ottobre, Valerio Lo Muzio, il videomaker di Repubblica che nell’estate 2019 filmò il figlio di Matteo Salvini sulla moto d’acqua della polizia di Stato.

Lo Muzio era con la sua videocamera alla stazione di Bologna, dove era stata convocata una manifestazione contro i provvedimenti del governo. Presenti esponenti di Forza Nuova, di Casa Pound e ultras del Bologna calcio e di Virtus e Fortitudo basket. La maggior parte degli slogan gridati avevano come obiettivo i giornalisti: “Giornalista primo della lista”, “Giornalisti terroristi”, quelli senza turpiloquio. Il corteo di circa trecento persone si è diretto verso la vicina piazza VIII agosto. Qui è stato diffuso l’inno di Mameli e molti manifestanti hanno fatto il saluto romano. Dicevano: “Questa non è una manifestazione di Forza nuova, noi siamo per la Costituzione, contro il governo” Lo Muzio riprendeva tutto. Racconta: “Mi si sono avvicinati alcuni: “Smetti di riprendere pezzo di m., tu e la tua telecamera di m.”. Mi spostavo e continuavo a filmare. “Hai rotto il c.”, dicevano e mi spintonavano. Mi sono allontanato e mi inseguivano, ho cominciato a correre e sono riuscito a rifugiarmi dietro i carabinieri”.

Vittorio Di Trapani, segretario dell’Usigrai, ha scritto su Twitter: “Napoli, Palermo, Bologna. Gli slogan sono sempre gli stessi: ‘Giornalisti terroristi, siete parte del sistema’. E’ evidente che c’è una strategia e i giornalisti diventano in tutta Italia bersagli, perchè informano e raccontano. Solidarietà a Valerio Lo Muzio”.

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