di FRANCESCO GARIBALDI

Fanno informazione su temi di attualità (e non solo), con testi sintetici e grafiche accattivanti. Sono attivi quasi esclusivamente sui social network, in particolare su Instagram. Sono startup: vengono sia finanziate da investitori super-partes (con l’obiettivo di un rientro futuro) sia da clienti che, con post a pagamento, ottengono uno spazio di approfondimento sulle proprie attività. Lo stile comunicativo è quello di uno storytelling leggero, mai noioso e facilmente fruibile. Il prezzo dei post lo “stabilisce” il quantitativo di followers che seguono la piattaforma: più la pagina è seguita, più la richiesta sarà elevata. 

Questa nuova frontiera del giornalismo digitale – che alcuni definiscono “explanatory” (esplicativo), altri “slow (lento) – ha inaugurato, negli ultimi mesi, una rivoluzione della comunicazione che apre scenari tutti da scrivere. Per una ragione: queste “piattaforme” (andrebbero chiamate così, più che “testate”) sono in grado di intercettare quel target di giovani tra i 16 e i 35 anni che i giornali cartacei non li hanno mai letti (o da tempo non li leggono più) e non si ritengono pienamente soddisfatti dalle news offerte dai siti di informazione tradizionale. Un fenomeno che in Italia si è sviluppato negli ultimi mesi del 2019 e che ha conosciuto un’accelerazione sostanziale durante il lockdown tra marzo e maggio, quando queste pagine si sono moltiplicate nell’universo dei social. La tendenza sta producendo un terremoto nel mondo dell’informazione, tanto sono inediti ed innovativi sia i medium utilizzati che i messaggi proposti da realtà fortemente differenziabili e in crescita verticale. 

Will Ita e Torcha rappresentano le piattaforme più seguite, propongono contenuti di attualità, perlopiù di economia, politica e sostenibilità ambientale. Altre sono settorialmente specializzate: TalkInPills (su IG – Instagram) sul mondo del lavoro e della formazione, Lo Spiegone (su FB – Facebook) sulla politica internazionale, LifeGate (FB) sul mondo del green, Freeda (FB e IG) sulla parità di genere e il ruolo della donna nella società.

La caccia ai followers (quelli reali, si intende: Instagram ha recentemente posto una stretta all’acquisizione di seguaci virtuali fake), l’oro della comunicazione digitale odierna, è il motore dell’attività di questi account, che stanno iniziando a costruirsi reputazioni importanti.

Primo tra gli altri è Will Ita, realtà ideata nell’autunno 2019 e co-fondata nel gennaio 2020 dalla influencer italo-marocchina Imen Bourahjane (ora non più nello staff) e da Alessandro Tommasi, ex capo delle relazioni istituzionali di AirBnB.  “Uno spazio per i curiosi del mondo. Per capire ciò che ci circonda (e fare un figurone a cena)” è la descrizione dell’account IG di Will, seguito al momento da oltre mezzo milione di followers, a cui sono proposti contenuti di approfondimento che spaziano dalla campagna elettorale per USA2020 a grafiche-dati sull’innalzamento del mare o sui morti sul lavoro in Italia (le fonti, autorevoli, sono sempre citate). Tommasi, in una recente intervista a Prima Comunicazione, ha svelato il retroscena sul cambio di paradigma nell’utilizzo di Instagram: “Su questo social si andava per dimenticare il mondo. Ora si va per capirlo”.

Will, che ad oggi conta una redazione Milano-centrica di 12 persone (tra cui un Data Analyst e un Marketing Specialist), è guidata da qualche mese dall’Editor in Chief Francesco Zaffarano (già al desk de La Repubblica e La Stampa in Italia e collaboratore di Economist e The Daily Telegraph in UK). Ad oggi questa startup ha ricevuto oltre 1,2 milioni di euro nel primo round di investimenti da importanti business angels, termine utilizzato per indicare quei finanziatori “angeli custodi” che, credendo nell’innovazione di una nuova impresa innovativa, decidono, assumendosene il rischio, di investirvi con fondi e conoscenze. Tra coloro che hanno creduto in Will c’è anche Davide Dattoli (imprenditore digitale e fondatore di Talent Garden, hub dell’innovazione a Roma-Ostiense), affascinato da un nuovo modo di fare giornalismo.

Su IG, Will fa informazione principalmente con quattro modalità: post-foto, post-video, Instagram Stories e podcast.

Nei “post fotografici”, solitamente è rappresentato il soggetto della news, testualmente inserita nella “caption” (didascalia) mai troppo lunga e pesante. Il dono della sintesi.

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Nei “post-video”, invece, la notizia assume dinamismo perché raccontata dal volto di uno dei “giornalisti” della piattaforma, supportato dal solito testo nella didascalia. I video (tutti in alta definizione) dopo 15 secondi dall’inizio si interrompono: per continuare a guardarli si può cliccare a un link che rimanda alla Instagram TV, la sezione del social che ospita video di durata massima fino a 10 minuti.

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Anche le Instagram Stories possono essere distinte tra “statiche” e “dinamiche”: in basso sopra, un esempio di “storia statica”, ossia una semplice foto che poi rimanda ad un post “fotografico” fisso sul profilo ufficiale. A destra, sotto, ecco una “storia dinamica”, un video di 15 secondi in cui un volto (nell’esempio quello del founder di Will Alessandro Tommasi) lancia una notizia che approfondisce nei mini-contributi successivi.

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Un’altra novità proposta da Will? I podcast, reperibili sull’account Spotify del gruppo, gestiti nel corso della scorsa estate da Mia Ceran, giornalista e conduttrice vista a “Quelli che… dopo il TG” su Rai Due, spesso tra i contributor dei post IG insieme a, tra gli altri, Francesco Oggiano (ex Vanity Fair), Daniele Raineri e Cecilia Sala (entrambi prima al Foglio), tutti rigorosamente sotto ai 35 anni.

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Will, tra i vincitori della 60esima edizione del Premiolino (riconoscimento giornalistico per valorizzare articoli, inchieste e commenti coraggiosi e innovativi – in programma venerdì 23 ottobre), sta preparando lo sbarco anche su Youtube e Linkedin per il 2021, in un ambizioso piano di espansione su multipiattaforma e di “cattura” di nuovi followers.

Obiettivi condivisi con Torcha, pagina ad oggi meno strutturata ma non meno “inspiring”, fondata dal trentenne Marco Cartasegna, ex-tronista di Uomini e Donne, laureato alla Bocconi ed appassionato di politica, che conta circa 140mila seguaci su IG, seppur sia indietro su Facebook, dove non arriva a mille, e su Twitter. “TICA – Teniamo i Cervelli Accesi” è il mantra di questo progetto editoriale che condivide post su tematiche politiche (italiane ed internazionali), economia, sostenibilità.

Le modalità utilizzate per fare informazione sono le stesse quattro di Will, con lievi differenze. Ad esempio, i post-fotografici possono includere grafici di facile interpretazione oppure ritratti del giornalista che racconta la news (come negli esempi di seguito).   

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Tra i post-video, ricorrono rubriche personali di contributor della piattaforma, come Elisa Serafini nel suo appuntamento fisso “Il Corriere della Serafini”.

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Depilàti (o depìlati) è invece il nome della raccolta di podcast di Torcha che, oltre a Spotify, “atterrano” su una serie di piattaforme audio sconosciute ai più, come Josaavn, Podchaser e Castbox.  

Complessivamente, il prodotto fondato da Cartasegna propone contenuti frizzanti e uno stile di scrittura nelle “caption” piuttosto agevole. Il ricorso alle “Instagram stories” è massiccio, ma offre ottimi spunti: tramite i sondaggi proposti, infatti, è possibile individuare il “sentiment” sui temi dell’ultimo minuto, come le nuove e probabili misure allo studio dell’esecutivo Conte. Un esempio? “Ritieni corretto limitare l’attività sociale come ha fatto il Governo o avresti ritenuto più opportuno obbligare gli uffici allo smart working?”. 

I volti, tra gli altri, sono giornalisti pubblicisti giovani come Alessandro Luna (collaboratore di Domani, già al Foglio), Valentina Parasecolo (Ufficio stampa del Parlamento Europeo e già giornalista di Rai Cultura), Francesca Agnati (Sportitalia).

Insomma, i giovani che parlano ai giovani: un fenomeno al quale anche la “vecchia guardia” dovrebbe riservare attenzione.

(nella foto Alessandro Tommasi, fondatore di Will Ita)

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