(A.G.)  John Elkann procede.

Ha in testa una fisionomia del gruppo Gedi, del gruppo con i suoi giornali e va avanti. Ora è il momento della sistemazione di alcuni dei quotidiani locali che ha acquisito assieme a Repubblica. Nel pomeriggio del 9 ottobre è stata comunicata ufficialmente la vendita del Tirreno di Livorno, delle Gazzette di Modena e di Reggio e della Nuova Ferrara. Compratrice la Sae srl, rappresentata da Alberto Leonardis. “Gedi ha individuato in Sae -si legge nel comunicato aziendale- la società che per affidabilità, progetti e intenzioni potrà offrire la miglior garanzia di continuità, rafforzamento e prestigio a testate che per storia e tradizione rappresentano una parte importante dell’editoria quotidiana, grazie al contributo di valore assicurato negli anni dai colleghi giornalisti e poligrafici”.

Cari saluti e addio.

I giornalisti dei 13 quotidiani locali del gruppo hanno scioperato una settimana prima, venerdì 2 ottobre (web compreso) e hanno affidato ai cdr altre cinque giornate di astensione dal lavoro. “La notizia della trattativa di vendite di quattro giornali del gruppo Gedi -si legge in una nota delle assemblee del coordinamento- giunge dopo un periodo di disinteresse totale dei vertici del gruppo rispetto alle dinamiche delle singole redazioni dei 13 giornali Gnn ex Finegil. La volonta’ di dismettere alcune, o tutte le testate ex Finegil, era evidente da tempo, nonostante le rassicurazioni date nell’unico incontro avuto quest’anno con l’amministratore delegato e il direttore editoriale di Gnn. A questo punto la richiesta che facciamo all’editore, oltre a quella di convocare immediatamente i Cdr coinvolti nella trattativa di vendita rispondendo alla loro richiesta gia’ avanzata martedi’ e finora disattesa, e’ quella di venderci tutti, ma venderci in blocco. In questo modo potremo salvaguardare conoscenze, esperienze e, piu’ in generale, un modello di informazione glocal che ha avuto successo e che in quasi tutte le realta’ rende ancora economicamente, a differenza della stampa nazionale che appare in una crisi disastrosa”.

Vediamo con ordine. Subito dopo il perfezionamento da parte di Elkann dell’acquisto di Gedi con Repubblica, Espresso, Stampa, Secolo XIX e 13 testate locali, vennero alla luce alcuni potenziali acquirenti proprio di alcune testate locali, ex Finegil.

pezzi grossi

Elkann e i suoi manager si sono prima dedicati ai pezzi grossi, Repubblica e Stampa, con le nuove direzioni, Molinari e Giannini, che stanno procedendo a cambiare volto ai due grandi giornali.

Poi, prima dell’estate scorsa, sono passati al dossier testate locali. Hanno cominciato a fare distinzioni. Da una parte quelli “buoni” del Nord Est, il Messaggero Veneto di Udine, che ha ottime performance di vendite, il prestigioso Piccolo di Trieste, la città delle Generali, la Gazzetta di Mantova, che è in Lombardia, ma con la testa (gli affari) girata verso Veneto e Friuli. Dall’altra parte quelli meno buoni, perchè meno strategici e in difficoltà economiche, come il corposo Tirreno, che fino al 2014 ha reso moltissimo ai suoi proprietari e ha dopo cominciato a perdere colpi. Oggi conta una redazione di 77 giornalisti, più 40 poligrafici. Poi, Gazzetta di Modena (16 giornalisti), Gazzetta di Reggio (15), Nuova Ferrara (15).

Nè buoni né meno buoni tutti gli altri, Mattino di Padova, Tribuna di Treviso, Nuova di Venezia e Mestre, Provincia Pavese, Corriere delle Alpi, Sentinella del Canavese. I veneti non sono in vendita, gli altri -in particolare la Provincia Pavese- chissà.

Obiettivo: liberarsi di pesi, e anche di tirature. Perché Elkann ha un oggetto del desiderio per perfezionare la sua idea di gruppo editoriale di livello europeo e atlantico, giornali dallo stile anglosassone, concentrati su economia, finanza, politica internazionale. Con differenti modulazioni. Questo oggetto è il Sole 24 ore, per il quale sta facendo la corte al presidente di Confindustria, Carlo Bonomi. Il Sole, con il processo all’ex direttore Napoletano, all’ex amministratore delegato Treu e all’ex presidente Benedini per irregolarità nei conti dell’azienda, è costato denaro e reputazione all’associazione degli industriali. Ora avrebbe bisogno di un aumento di capitale e quindi di nuovi soci. Bonomi vorrebbe ridurre la sua quota o uscire, ma in Confindustria molti frenano.

Comprare il Sole, per Elkann, significherebbe avvicinarsi al limite del 20 per cento di copie vendute che un solo soggetto può detenere e significa quindi dover lasciare al loro destino altre testate.

limiti antitrust

Come acquirente del Tirreno era stato fatto il nome di Riffeser, editore del Giorno, del Resto del Carlino e della Nazione, ma il presidente della Fieg è presto uscito di scena (anche se i giornali interessati sono tutti suoi concorrenti). Alla fine è riemersa la figura, meno nota, di Alberto Leonardis, che già fu l’acquirente da Finegil del Centro di Pescara nel 2016 (e lasciato nel 2018). Leonardis comprò il Centro quando Gedi si fuse con Itedi (Stampa e Secolo XIX) e c’era anche lì un problema di tirature da abbandonare per rientrare nei limiti previsti dall’Antitrust. Una delle società legate a Leonardis è Portobello srl, che gestisce piccoli giornali e una concessionaria di pubblicità. Due anni dopo l’acquisizione, Leonardis lasciò il Centro, “per seguire nuovi progetti”. Un precedente che non rassicura i giornalisti dei quattro quotidiani ceduti ieri.

”Massima solidarietà ai colleghi delle testate in lotta” è stata espressa nei giorni scorsi dai Comitati di redazione di Repubblica, Espresso, Gedi visual e  Radio Capital, chiedendo “formalmente all’azienda di fornire conferma o meno delle voci che si susseguono in queste ore; si aspettano spiegazioni sul futuro editoriale e multimediale che si sta immaginando per il nostro gruppo”. Il cdr della Stampa aveva sollecitato “un rapido chiarimento da parte dei vertici aziendali sulle strategie future del gruppo, che non si possono risolvere con un indebolimento dell’offerta informativa e l’abbandono di territori importanti del Paese”.

Sia il Tirreno sia i giornali emiliani possono essere interessanti per operazioni politiche che mirano a spostare a destra la tradizione “rossa” di quelle zone.

(nella foto, John Elkann)

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