“La nave affonda sempre di più”. Scrivono queste parole i componenti del Comitato di redazione della Stampa in un comunicato sindacale che prende le mosse dai dati delle vendite di giugno 2020. E domandano se “una qualche strategia per non morire sulla tolda con la mano sul cuore sia allo studio, in qualche parte del mondo”. 

Un comunicato che appare dettato da profonda disperazione, che ha sommerso ogni strategia sindacale. Quasi la fine -si direbbe- della volontà di lottare, soltanto tre mesi e mezzo dopo la ristrutturazione delle testate del Gruppo Gedi, guidato da John Elkann, con cambio dei direttori e dell’amministratore delegato, e l’annuncio di una nuova strada per il giornalismo italiano, lo sguardo rivolto ai migliori esempi nel mondo. Il cdr sostiene che senza “idee, investimenti e competenze potremo soltanto contare i giorni che mancano al nostro lockdown definitivo”.

tono drammatico

I rappresentanti dei giornalisti chiedono progetti e non soltanto tagli. Chiedono incontri urgenti ai responsabili dell’Azienda e al direttore Massimo Giannini, che si è installato al comando dal 25 aprile. Giannini non è molto presente in redazione a Torino, cambia spesso lo sfoglio del giornale a tarda sera e le chiusure slittano quasi sempre intorno alle 23,30, i toni non sono concilianti. Quando è fuori (più o meno dal giovedì al lunedì pomeriggio) si fa mandare la prima e altre pagine via WhatsApp.

L’impostazione generale del comunicato del cdr è drammatica: “Colleghe  e colleghi, agosto è da sempre il mese migliore per dare delle pessime notizie. Passateci l’amara ironia. I dati di vendita de La Stampa sono tremendi. In edicola  a giugno siamo scesi a 73.800 copie circa, in totale con abbonamenti digitali e cartacei raggiungiamo quota 113 mila copie. In edicola il dato, rispetto a giugno 2019, è di oltre meno 22 per cento. Nella pratica abbiamo ormai la stessa potenza diffusionale di Quotidiano Nazionale. Il risultato è la devastante concomitanza dei soliti dati estivi – già normalmente bassi – con l’effetto Covid e relativa crisi economica. Ma sulla nostra testata sembrano avere un effetto peggiore rispetto ad altri concorrenti”.

A questo punto il cdr afferma che “gli investimenti prospettati nel digitale non sono ancora riusciti a raddrizzare le tabelle di vendita e i cronici malfunzionamenti/ritardi/amnesie/incapacità nella distribuzione delle copie cartacee e nella raccolta pubblicitaria ci stanno facendo sprofondare”. Ricorda che la redazione è “in solidarietà e la buona volontà di tutti non sta dando – perché non può darlo, è evidente – alcun risultato pratico. La nave affonda sempre di più. E noi giornalisti (nonché poligrafici) ci siamo ancora sopra”.

morire sulla tolda

Il cdr chiede al più presto un incontro con l’Ad di Gedi, l’Ad di Gedi News Network, il Coordinatore editoriale di Gedi, il Direttore della testata e il responsabile di Gedi Visual (digitale) “per sapere se una qualche strategia per non morire sulla tolda con la mano sul cuore sia allo studio, in qualche parte del mondo”. Oppure, “se l’unica via di uscita sia ancora e soltanto il ricorso alle mani tese dallo Stato (prepensionamenti e sgravi fiscali), che nel nostro caso non basterebbero comunque a rilanciarci”.

I canali verticali del Gruppo, Salute e Green&Blu in partenza tra settembre e ottobre -dice il cdr- “ci vedono ai margini. Abbiamo ribadito nell’ultimo incontro fatto con Giannini che la fatidica partita la vogliamo giocare. La Stampa vuole e deve essere partecipe di un progetto complessivo. Ma fino a questo momento, un fattivo coinvolgimento è mancato. I progetti lapalissianamente però poggiano su idee, investimenti e competenze. Senza uno di questi elementi potremo soltanto contare a ritroso i giorni che mancano al nostro lockdown. Definitivo. E non per incapacità di una redazione che ormai sta sacrificando davvero tutto, in nome di perverse logiche di gruppo che hanno cambiato e stravolto negli ultimi anni La Stampa, ma senza lo straccio di un risultato sui nostri conti”.

Professione Reporter

(nella foto, Maurizio Scanavino, amministratore delegato del Gruppo Gedi)

1 commento

  1. Infatti LA STAMPA è peggiorata sensibilmente io non la compero più non mi piace MASSIMO GIANNINI trovo che non ha una visione del giornale e poi i vari articoli sono molto di parte non ti danno un informazione liberale come tutto a Torino sta morendo non ci sono uomini o donne che amano il loro lavoro si ha l’impressione che si faccia questo solo per un tornaconto economico come si può fare un giornale o seguire se non sei li fisicamente? Già troppo impegnati ad andare in TV

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