di VITTORIO ROIDI

Vittorio Feltri si è dimesso dall’Ordine dei giornalisti. Sarà cancellato dall’Albo della Lombardia. Scriverà sui giornali quando vorrà e quando qualche editore glielo chiederà, ma a rigore non potrà più scrivere sul proprio biglietto da visita “giornalista”, per non rischiare una denuncia per abuso del titolo.

E’ sempre stato burrascoso il rapporto fra Feltri e l’Ordine che più volte lo aveva processato e sanzionato. Questa volta rischiava l’espulsione, perché l’accusa era di aver danneggiato l’immagine della categoria. Si è dimesso prima che arrivasse la sentenza: giacché non ne fa più parte, l’Ordine non può più giudicarlo.

Feltri si è sempre detto disgustato dai procedimenti aperti contro di lui. Questa volta ha preferito non aspettare la sentenza del Consiglio di disciplina. “Avremmo preferito accompagnarlo su una strada di maggior attenzione alle norme della professione”, ha detto il presidente dell’Ordine nazionale Carlo Verna, secondo il quale “una volta al di fuori della categoria Feltri potrà tranquillamente  continuare ad esprimere liberamente le sue opinioni, come prevede l’Articolo 21 della Costituzione. E’ ovvio che la responsabilità di quello che scriverà si sposta sui direttori responsabili delle testate che lo ospiteranno; come avviene per i tantissimi non giornalisti che ogni giorno, sulla carta stampata o in tv, esprimono liberamente le proprie idee.”

“le grinfie del soviet”

Aspra ora la polemica, soprattutto da parte dei giornali di destra. Alessandro Sallusti del Giornale ha scritto: “Chi sgarra finisce nelle grinfie del soviet che, soprattutto se non ti penti pubblicamente, ti condanna alla morte professionale. A quel punto sei fritto: nessun giornale può più pubblicare i tuoi scritti e se un direttore dovesse ospitarti da iscritto sospeso o radiato farebbe automaticamente la stessa fine. Se invece ti dimetti dall’Ordine, è vero che non puoi più esercitare la professione e quindi neppure dirigere, ma uscendo dal controllo politico puoi scrivere ovunque, senza compenso, come qualsiasi comune cittadino”. Opposta l’opinione di Ottavio Lucarelli, presidente dei giornalisti della Campania, che aveva presentato un esposto contro Feltri per le sue numerose affermazioni ritenute offensive verso la Campania e i meridionali “inferiori e mantenuti”. L’ultimo titolo su Libero: “Tutti odiano la Lombardia, nessuno odia il Mezzogiorno”.

In passato il caso più clamoroso fu quello che vide protagonista il giornalista Renato Farina. Condannato a sei mesi di reclusione per aver scritto articoli per conto dei Servizi segreti, l’agente “Betulla” era stato sospeso per un anno dall’Ordine di Milano. Il Consiglio nazionale però aveva ritenuto la pena troppo lieve e lo aveva radiato, con una decisione presa all’unanimità il 29 marzo del 2007 (presidente dell’Ordine, Lorenzo Del Boca). Anche in quel caso, poche ore, prima Farina aveva presentato la lettera di dimissioni dall’albo, per cui in seguito la Cassazione aveva cancellato la delibera dell’Ordine. Da ricordare che sette anni più tardi lo stesso Farina venne riammesso, su sua richiesta, nell’Albo della Lombardia.

eletti dagli iscritti

Feltri è stato uno splendido giornalista e spesso i giornali da lui diretti hanno venduto molte copie (esempio: il Giornale, dopo l‘addio di Montanelli sostituito proprio da Feltri). Però è un intollerante. Oggi ha scritto di non sopportare più di far parte “di questa consorteria di gente sconosciuta al pubblico e che nonostante ciò si arroga il diritto di promuovere e bocciare”. Dimentica che i componenti degli Ordini professionali sono eletti dagli iscritti. Non c’è bisogno di essere noti. Ha parlato di uno “stile becero e fascista, o meglio comunista”, dal quale vuole prendere le distanze e andare per “i fatti suoi”. A parte la confusione fra fascismo e comunismo, lui non vuole essere giudicato.

Non si capisce perché non si sia dimesso prima. Mi auguro che continui a scrivere, diciamo da dilettante! Non c’è bisogno di iscriversi in alcun albo. La professione ha bisogno di giornalisti brillanti, ma anche di credibilità e di serietà. Gli anarchici talvolta risultano simpatici, ma spesso fanno guai. Come Sgarbi, che prima si fa eleggere in Parlamento e poi ci va per insultare i colleghi e l’intera magistratura! Chi, in virtù della sua libertà, vuole strillare e offendere non entri negli organismi democratici, altrimenti finirà che gli altri lo porteranno fuori a braccia.

(nella foto, Vittorio Feltri)

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