(A.G.) David Puente si occupa di fact checking a Open, il giornale online fondato da Enrico Mentana e diretto da Umberto La Rocca. Giornalista, ha lavorato con Antonio Di Pietro e Davide Casaleggio. Ha collaborato con la presidente della Camera, Laura Boldrini, per la campagna “Basta bufale”. E’ uno degli esperti chiamati dal governo per la task force sulle fake news, ovvero “Unità di monitoraggio per il contrasto della diffusione di fake news relative al COVID-19 sul web e sui social network”.

Vale a dire il ministero della Verità, già inventato da George Orwell.

“Ma no. Girano molte fake news sulla task force sulle fake news”.

In questa task force oltre a Puente ci sono Riccardo Luna (editorialista di Repubblica), Francesco Piccinini (direttore di Fanpage), Ruben Razzante (professore di diritto dell’informazione alla Cattolica di Milano), Luisa Verdoliva (docente di Elaborazione dei segnali multimediali alla Federico II di Napoli), Giovanni Zagni (direttore di Pagella Politica), Fabiana Zollo (ricercatrice sui flussi informativi online alla Ca’ Foscari di Venezia), Roberta Villa (medico).

Quindi, vi vedete al mattino e leggete i giornali, guardate i siti, i notiziari tv.

“Innanzitutto non ci vediamo. Ci sentiamo online, utilizziamo Google drive. Facciamo delle call. Il nostro compito è trovare risposte e strumenti per ridurre il disordine da infodemia”.

Infodemia.

“Da vocabolario: circolazione di una quantità eccessiva di informazioni, non controllate con accuratezza, che rendono difficile orientarsi su un argomento per la difficoltà di individuare fonti affidabili”.

Come funziona il vostro compito?

“Siamo consulenti del governo, dobbiamo supportare le istituzioni con proposte, analisi e strumenti che facilitino la diffusione di informazioni scientifiche affidabili. La nostra missione è dare linee guida”.

Guardate i giornali, i siti, i notiziari tv.

“La task force si informa su quanto circola nel mondo dell’informazione, ma non mette un bollino vero o falso. Questo lavoro lo facciamo io e Zagni, quotidianamente. Cerchiamo e classifichiamo i contenuti falsi, non dimostrabili e fuorvianti sul Coronavirus. In particolare quelli che possono danneggiare la diminuzione del contagio. Analizziamo e valutiamo le fonti da cui provengono. Questa nostra esperienza serve per trovare e proporre strumenti per difendere i cittadini”.

Analizzerete in particolare i social network.

“Da una parte vorremmo trovare il modo per coinvolgere i cittadini e gli utenti dei social a individuare e a segnalare contenuti sospetti, che creano disordine. Dall’altra cerchiamo di individuare nei social e nei motori di ricerca parole chiave che siano utili a proporre campagne informative sul Covid-19”.

Qui torna il tema dell’indottrinamento del pubblico.

“Fra i nostri compiti c’è quello di rendere più accessibile, più “popolare” la comunicazione istituzionale sui motori di ricerca e sui social. Ma non per far passare la linea del governo. Attraverso i social si potrebbero dare chiarimenti sui dubbi del momento”.

Esempio?

“Il farmaco russo che sarebbe stato risolutivo per il coronavirus. In un caso come quello vanno messe in ordine le informazioni, spiegare cosa si sa o cosa non si sa, cosa è certo e cosa no, fermare corse all’acquisto e spese inutili. E non ci si può limitare a carta stampata e tv, occorre lanciare messaggi su Google o sui social”.

Avete rapporti con le grandi piattaforme tecnologiche?

“Collaboriamo a questo fine con social, piattaforme, motori di ricerca”.

E loro collaborano?

“Google fornisce i dati che possono esserci utili. Per dire, da tempo Facebook ha affidato a Poynter, una celebre scuola di giornalismo americana, la verifica dei post che pubblica. Sono interessati anche loro a individuare soluzioni efficaci per migliorare il sistema dell’informazione”.

Altre idee?

“Un numero WhatsApp dove fare domande e ottenere risposte. Uno spazio, con lo stesso scopo, sul sito che potrebbe essere quello del ministero della Salute. Altro esempio: a un certo punto è uscita la notizia, attribuita all’università di Torino, secondo cui la vitamina D riduce il contagio. In realtà la vitamina D è raccomandata solo per chi è ricoverato, per evitare complicanze. Ci conforta la presenza, nella task force, di Roberta Guida, medico e divulgatrice scientifica esperta”.

Su cosa è impegnato adesso?

“Preparo il video di risposta a Massimo Mazzucco. Nel suo video ‘Coronavirus: è stato il pipistrello’ sostiene la tesi che la diffusione del Sars-cov2 è dovuta ad ambienti e persone legate agli Stati Uniti, quindi frutto di un gesto voluto e pilotato, un’arma batteriologica con intenti speculativi, per vendere il vaccino”.

Quindi fate censura nei confronti di tesi non provate.

“Vogliamo cercare di fare chiarezza nella confusione delle teorie senza prove scientifiche. Una delle condizioni poste per accettare l’incarico è che non faremo il ministero della Verità e che siamo contro la censura”.

A chi fate riferimento nel governo?

“Al sottosegretario all’Editoria, Andrea Martella”.

Fino a quando dura il mandato?

“Fino alla fine dell’emergenza, che secondo me sarà lunga. I dubbi su ciò che sta accadendo continuano a proporsi ogni giorno. Ora si è tornati a parlare dell’eparina come farmaco preventivo per il virus. Ma se ne era parlato già a gennaio. In realtà, secondo l’Agenzia italiana del farmaco, esistono anche effetti indesiderati che porterebbero alla morte dei pazienti piuttosto che alla loro salvezza. L’eparina, come altri farmaci, potrebbe servire per il trattamento di alcuni pazienti già a rischio“.

Le fake news coprono tanti altri argomenti.

“Il nostro mandato riguarda esclusivamente il Coronavirus. Non ci occupiamo del Fondo Salva Stati, il Mes, delle parole di Conte o di quelle di Salvini e della Meloni. Non ci occupiamo delle prese di posizione di Enrico Mentana”.

Lei lavora per Mentana a Open. Lui non avrebbe voluto questo suo nuovo incarico.

“Continuerò a Open. Lì entro nel merito delle notizie e fornisco ai lettori contesti e fonti per valutarle. Già mi sono occupato delle presunte file sulle strade per Pasqua, dei presunti microchip da inserire sotto pelle, del mistero delle mascherine e di decine di altri casi”.

Quanto sarete pagati dal governo per questo lavoro?

“Zero euro”.

(nella foto, David Puente)

LASCIA UN COMMENTO