La Stampa di John Elkann taglia. Da martedì 14 aprile.

Domeniche pagate meno di un giorno normale di lavoro. Straordinari bloccati.

Il comitato di redazione cerca ancora di trattare, soprattutto sulle domeniche, tema sul quale è obbligatorio un accordo sindacale. Il cdr, nell’ultimo comunicato, ha chiesto al direttore, Maurizio Molinari, di non essere più “arbitro della durissima partita con l’amministrazione”, ma di farsi “capocondottiero, come il suo ruolo di primus inter pares gli assegna e gli riconosce”. In particolare, Molinari viene chiamato in causa perché molti giornalisti non hanno trovato nella busta paga di marzo gli straordinari effettuati nel mese. O meglio sono stati pagati soltanto gli straordinari “autorizzati dal direttore”. Ora L’azienda sostiene che si è trattato di un malfunzionamento nella catena di trasmissione dei dati, gli straordinari di marzo saranno tutti regolarmente pagati.

Molinari resta sempre il candidato principale alla futura direzione di Repubblica, che fa parte del gruppo Gedi come la Stampa: azionista di maggioranza, dalla fine dello scorso anno, la Exor di John Elkann.

Questo nuovo capitolo di sofferenza per la redazione del più importante quotidiano di Torino comincia martedì 7 aprile. Il cdr viene convocato dalla direzione aziendale per un video-incontro. L’azienda presenta una serie di “proposte”, per risparmiare risorse. I provvedimenti, è specificato, hanno “il favore del direttore” Maurizio Molinari.

come gentiluomini

Il cdr “prende atto”. Addirittura, “con senso di responsabilità”, rinuncia a fare un accordo sindacale, che sarebbe obbligatorio, sul cambio di retribuzione delle domeniche, nella certezza che “questa disponibilità, come è in uso tra galantuomini, verrà riconosciuta quando avremo attraversato la tempesta”.

E così ecco il nuovo regime per i giornalisti della Stampa:

azzeramento degli straordinari per tutto il corpo redazionale (salvo casi particolari decisi dal direttore, in base a carenze organiche oggettive in alcune redazioni provinciali); domeniche pagate al 55 per cento anziché al 155% con un giorno di corta come compensazione; organico della domenica ridotto da 70 a 67 unità; giornate festive con riduzione dell’organico, ma senza mutamenti nella retribuzione; riduzione del 50% del budget per le collaborazioni “interne”; riduzione del 15% delle retribuzioni dei collaboratori esterni sugli importi che eccedono gli 80 euro; smaltimento delle ferie residue in percentuali proporzionali da comunicare individualmente ad ogni singolo redattore.

Colpi molto duri sulle retribuzioni dei giornalisti della Stampa.

Motivazione: l’impatto del Coronavirus. Secondo i dati comunicati dai vertici aziendali, le copie cartacee sono scese a -20% (la perdita prima del coronavirus era assestata su -12/-13%, quindi un netto -7% da quando è scattata l’emergenza) e la pubblicità è crollata dell’80 per cento. C’è maggiore richiesta del quotidiano di carta, ma penalizzata dalle chiusure di molte edicole.

L’azienda comunica anche note positive: aumentano gli abbonamenti del digitale, grazie alla nuova organizzazione del lavoro “digital first” (media di 250 abbonamenti al giorno).

Il cdr chiede che i tagli siano considerati eccezionali e dovuti all’emergenza in atto. Quindi, iniziale durata di tre mesi (fino a giugno compreso) e monitoraggio attraverso periodici aggiornamenti.

Il cdr chiede al direttore Molinari una particolare attenzione agli organici delle redazioni e suggerisce alcune “piccole strategie per risollevare le perdite del cartaceo”: posizionamento strategico degli strilloni a Torino in prossimità dei supermercati, dove ci sono spesso lunghe code di persone in attesa di poter fare la spesa; pubblicazione con grande evidenza nella home page del sito delle edicole aperte durante questi mesi di emergenza e posizionamento di cartelli sulle edicole chiuse che indichino quella più vicina disponibile.

brandelli di carne

Passano alcuni giorni e il cdr riflette più a fondo. Il 10 aprile scrive: “Il meccanismo della raccolta pubblicitaria è troppo deficitaria e la mancanza di liquidità non può essere scaricata integralmente sulla redazione”. Il cdr afferma che la trattativa deve riprendere “non nel solco di soluzioni innovative ( che porterebbero nel breve tempo alla destrutturazione del contratto di lavoro ), ma degli strumenti di legge applicabili”. Quindi, solidarietà o cassa integrazione a rotazione, mettendo il più possibile in sicurezza straordinari e domeniche pagate piene. “Abbiamo lottato finora come ghepardi -dicono i rappresentanti sindacali dei giornalisti della Stampa- Non molleremo di un millimetro neanche adesso. Consapevoli che sarà aspra battaglia e qualche brandello di carne lo lasceremo a terra”.

Nell’attesa delle nuove trattative, se il piano dell’azienda parte lo stesso, il cdr, visto il blocco degli straordinari, invita i colleghi ad attenersi alle 7 ore e 12 minuti giornaliere da contratto. Sulle domeniche ribadisce di non aver firmato nessuna modifica alla situazione attuale.

In tutto questo, l’azienda ha messo in cassetto i prepensionamenti e la cassa integrazione annunciati a dicembre e anche gli otto trasferimenti da Roma a Torino. Va notato che per l’emergenza Coronavirus a Repubblica, che fa parte della stessa proprietà, i sacrifici richiesti hanno riguardato finora pagine e collaboratori e non hanno toccato le buste paga dei redattori. Alla Stampa cominciano a sentirsi fratelli minori.

Elkann è erede della dinastia Agnelli, ma sembra abbia poco riguardo per quello che fu il giornale di famiglia.

Professione Reporter

(nella foto, al centro Maurizio Molinari, direttore della Stampa, a destra John Elkann, editore della Stampa e di Repubblica)

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