Pubblicità che interrompe un’intervista, no grazie, inaccettabile. Poiché è ormai un’abitudine gli esempi potrebbero essere molti. Uno a caso: il 10 marzo, durante il martedì della “7”, pochi minuti dopo le 23 Giovanni Floris fa una domanda a Ilaria Capua, collegata via Skype dagli Usa. Solo 6-7 parole e mentre la scienziata si indigna per le fughe notturne da Milano verso il Sud, il giornalista interrompe. L’ordine giunto al conduttore era evidentemente tassativo. Non si poteva aspettare che l’intervistata finisse il concetto? Lo spot non poteva essere trasmesso 30-40 secondi più tardi? Anche Floris, che certo vuol fare una trasmissione veloce e incalzante, non poteva ritardare l’interruzione?
Comportamenti che non si possono condividere e che vanno ben al di là delle regole sul rapporto fra giornalismo e pubblicità: separazione netta fra le notizie e i “consigli per gli acquisti” (come li chiamava Costanzo) sia nelle pagine stampate, sia nel giornalismo video e radiotrasmesso; diversi caratteri tipografici, stacchi musicali, nessuna commistione. Certo, nella carta stampata la pubblicità invade le pagine, ma nessuno si sogna di interrompere un articolo o un’intervista. Dunque, anche durante un dibattito si deve lasciare che la persona finisca il proprio ragionamento, oppure non si faccia la domanda, la si rinvii di qualche istante, non è così difficile. Ma l’interruzione è da respingere.
E’ tempo che questa piccola regola di buona educazione sia fatta rispettare, se serve anche dal sindacato, che deve farsi sentire. E’ una piccola battaglia che i giornalisti devono combattere se l’azienda chiede comportamenti “invasivi”. Un buon professionista deve rifiutare di obbedire a quel tipo di imposizione. In fin dei conti è semplice: la regia avverta il giornalista che deve partire lo spot. E gli dia 2-3 minuti da gestire, senza interruzioni perentorie, che l’interlocutore sopporta, ma che al pubblico appaiono prova di scarsa professionalità.
Fin dalla sua nascita Professione Reporter ha deciso di seguire con attenzione i rapporti fra pubblicità e giornalismo, nella convinzione che il pubblico si accorga di confusioni e mescolanze, che tolgono credibilità alla nostra professione. Continueremo a farlo e segnaleremo i casi più gravi al sindacato e agli Ordini dei giornalisti.
Professione Reporter

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