Dovranno stare molto attenti i giornalisti nel ricordare fatti di cronaca divenuti “storici”. La Cassazione ha infatti consolidato il diritto all’oblio, cioè quello delle persone che intendono “essere dimenticate”. C’è ancora interesse pubblico alla pubblicazione? Il diritto di cronaca prevale? Secondo le Sezioni Unite dalla Cassazione civile, in alcuni casi prevale l’interesse della persona. Dunque il nome e i particolari vanno oscurati.
Erano passati 27 anni. L’uomo che aveva ucciso la moglie dopo il gol di Paolo Rossi, nei mondiali di calcio del 1982, era stato ricordato da un quotidiano, che intendeva ripubblicare vecchi fatti di nera del passato. Ma il protagonista, che aveva scontato 12 anni di carcere ed era tornato alla normalità, sosteneva che l’articolo gli aveva provocato nuova angoscia e nuovi danni. La Cassazione (che ha rimandato in Appello il procedimento contro i giornalisti) ha fissato un principio, che ora tutti i magistrati in casi simili dovranno applicare:
“Occorre valutare l’interesse pubblico, concreto ed attuale alla menzione degli elementi identificativi delle persone che di quei fatti e di quelle vicende furono protagonisti. Tale menzione deve ritenersi lecita solo ove si riferisca a personaggi che destino nel momento presente l’interesse della collettività, sia per ragioni di notorietà sia per il ruolo pubblico rivestito; in caso contrario, prevale il diritto degli interessati alla riservatezza rispetto ad avvenimenti del passato che li feriscano nella dignità e nell’onore e dei quali si sia ormai spenta la memoria collettiva”.

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