I giornalisti sportivi non tifano. In realtà lo fanno in tutte le radio sportive d’Italia e anche sui quotidiani e nelle tribune stampa. Ma a Sky no. Il Direttore di Sky Sport Federico Ferri con una lettera interna, ripresa da Lettera 43, ha ribadito che “terzietà, imparzialità, sobrietà, professionalità sono elementi imprescindibili per una testata giornalistica”.
Parole sante, che dovrebbero aver seguito in tante redazioni. Ferri dice di essere stufo, anche di dettare regole, e promette che chi fa il tifoso “verrà giudicato editorialmente inadatto a ricoprire il ruolo di inviato, o ad andare in onda, o ad avere responsabilità in redazione”.
abbracci e salti
L’episodio scatenante è di domenica 2 novembre. Due stagisti sono apparsi in diretta mentre si abbracciano per l’autogol del Verona che ha regalato la vittoria ai nerazzurri. Hanno esultato saltando nelle quinte dello studio in diretta televisiva. In ombra ma ben visibili. “Stagisti ultrà”, li ha definiti sui social il giornalista Franco Ordine, raccontando la vicenda: non hanno contenuto la gioia quando, al minuto 93 di Verona-Inter, un autogol di Martin Frese ha fatto vincere i nerazzurri, di sicuro non pensando di finire nelle immagini trasmesse. La reazione dell’azienda è stata durissima: stage interrotto per alcuni giorni.
“scena indegna”
“Cari colleghi -ha scritto il Direttore Ferri- oggi la redazione si è resa protagonista di una scena indegna della nostra professione e del prestigio e della serietà che contraddistinguono e devono contraddistinguere Sky Sport. Dico ‘la redazione’, ovvero tutti noi, perché per la gente fuori di qui non ci sono i singoli responsabili, ma c’è Sky Sport, punto. E quando uno di noi si rende protagonista di una brutta figura, la facciamo tutti. Esultare per il gol di una squadra, qualsiasi essa sia, in qualsiasi partita, e mettere in scena baracconate da bar o da stadio (purtroppo vale anche per le tribune stampa, ma questo è un altro discorso), è inaccettabile sempre, a maggior ragione se la scena finisce in onda. I responsabili sono stati individuati e saranno puniti, ma quello che più mi preme non è penalizzare dei ragazzi, peraltro non appartenenti alla redazione (ma qui torniamo al tema al quale ho accennato prima), ma è fare capire a tutti che il calcio – soprattutto in epoca social, nostro malgrado – è una materia delicata e la terzietà, l’imparzialità, la sobrietà, la professionalità, sono elementi imprescindibili per una testata giornalistica, in tutte le sue forme. E tutti noi dobbiamo essere consapevoli della responsabilità del ruolo che ricopriamo e del marchio che rappresentiamo”.
editorialmente inadatti
Ferri a questo punto coglie l’occasione per rendere il suo pensiero più completo: “Allargo il discorso ai vostri profili personali sui social network. A come vi comportate allo stadio con l’accredito di Sky e sotto la mia responsabilità, dunque, quando siete inviati o semplici spettatori (chiedere una foto o una maglia a un giocatore non fa parte del nostro mestiere, ad esempio, secondo il mio parere, perché non siamo fan ma giornalisti), o ancor di più ovviamente quando andate in onda. La verità è che quei malcapitati ragazzi non sono gli unici. E io mi sono stufato. Non voglio nemmeno più mettermi a dettare regole o discutere ulteriormente su questo aspetto, come ho fatto in passato. Chi fa il tifoso, chi dimostra di non essere imparziale o di dare giudizi in qualche modo condizionati anche solo da simpatie o antipatie, o da qualsiasi pregiudizio, e in generale chi non si comporta in modo da onorare la nostra professione e Sky Sport, verrà giudicato editorialmente inadatto a ricoprire il ruolo di inviato, o ad andare in onda, o ad avere responsabilità in redazione. L’ho sempre fatto, come sapete, ma ora mi impegnerò a farlo ancora di più. Vediamo se così entra nella testa di tutti”.
(nella foto, Federico Ferri)
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