Ho letto su Repubblica la rubrica di Michele Serra sul caso Rovazzi, che per fare pubblicità alla prossima canzone dell’estate (“Maranza” si dovrebbe intitolare) ha simulato, con la complicità di un ragazzo svelto di mano e di gambe, lo scippo del proprio smartphone, mentre lo stesso Rovazzi se ne stava seduto al bar, a Milano, impegnato in una diretta Instagram con centinaia di follower. Ne è seguito il caos che tutti conosciamo, perché il falso scippo è finito per alcune ore nelle home di tutti i quotidiani on line, con grave scandalo di Milano che, per l’ennesima volta, è stata qualificata west selvaggio alla faccia dei bilocali da un milione di euro di piazza Gae Aulenti. Serra, giustamente, ha dato del cretino a Rovazzi che, a ben vedere, non ha fatto altro che un colpo alla Rovazzi (con echi lontani da “guerra dei mondi” di Orson Welles, che Dio mi perdoni), ottenendo gratis quella pubblicità che, per la copertura ricevuta sui social e sulla stampa online, gli sarebbe costata quanto il bilocale milanese di cui sopra. Nel caso di specie la definizione di cretino sta a pennello a Rovazzi, per tutte le ragioni che Serra elenca nella sua rubrica. Ragioni che hanno radici nella migliore coscienza civile. Anche se (a conti fatti) c’è da giurare che la pubblicità a ufo produrrà comunque a Rovazzi i suoi lucrosi risultati. 

Ma se possiamo essere d’accodo sul fatto che  Rovazzi si è comportato come un cretino, i giornalisti che hanno passato la notizia (si fa per dire) senza un minimo di verifica, e dunque senza applicare le regole base del mestiere, che cosa sono? Non è facile dare una risposta. Perché i meccanismi che entrano in gioco sono molteplici e, purtroppo, per nulla virtuosi. Tutti noi conosciamo bene questi meccanismi, ma facciamo poco (generalmente parlando, s’intende) per evitare che si monti un caso dal nulla quando si deve evitare il buco. Che è da sempre l’imperativo categorico della concorrenza nell’informazione, anche in quella tanto in affanno di oggi. In tali circostanze, e con i tempi già scaduti dell’online, diventiamo vulnerabili come i pesci in frega (è il periodo della frenesia riproduttiva) facili vittime del pescatore di frodo (perché la pesca nel periodo riproduttivo è vietata). Paradossalmente, rispetto alle modalità di azione che l’informazione ha purtroppo adottato, ci sarebbe di grande aiuto esercitare lo spirito critico (la più nobile prerogativa del nostro lavoro) per sputare certe esche avvelenate ed evitare di fare la figura dei boccaloni agli occhi di un cretino (vero o presunto) e di tanti, troppi altri. Magari saremmo in grado persino di dare pure un bel buco, con una notizia vera questa volta.

armando.orlando74@gmail.com 

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