di STEFANO AVANZI

Blocco preventivo della polizia nei confronti di operatori dell’informazione. Fermati, identificati, messi in cella. Per impedire che svolgano il loro lavoro.

Il 23 maggio tre operatori TV e fotoreporter (la videomaker collaboratrice de ilfattoquotidiano.it Angela Nittoli, il fotografo del Corriere della Sera Massimo Barsoum e il videomaker freelance per La7 Roberto Di Matteo) sono stati controllati prima di un blitz di Ultima Generazione al ministero del Lavoro, in via Veneto, a Roma. Ultima Generazione si batte per la sensibilizzazione sul tema del cambiamento climatico attraverso la disobbedienza civile non-violenta. La protesta del 23 maggio riguardava le morti sul lavoro.

in divisa e in borghese

Di solito Ultima Generazione dà un appuntamento ad alcuni operatori nei pressi del luogo-obiettivo una mezz’ora prima. Due attivisti sono andati in un bar di via XX settembre a incontrare i tre. Il gruppetto stava camminando verso l’obiettivo del blitz ed è stato intercettato da agenti in divisa e in borghese. I poliziotti hanno chiesto di mostrare i documenti. Nittoli si è identificata con il tesserino dell’Ordine dei giornalisti, Barsoum e Di Matteo con carte d’identità. Per circa mezz’ora -secondo le loro testimonianze- sono stati trattenuti sul ciglio della strada.

Non hanno potuto usare i cellulari. Poi, con la motivazione di dover fare ulteriori controlli, è arrivata una Volante e li ha portati al Commissariato Castro Pretorio.

porta aperta

Qui sono iniziate le perquisizioni, anche personali. Dopo questa operazione, i tre operatori dell’informazione sono stati portati in una “celletta“, due metri per tre con la porta blindata tenuta aperta, ma sorvegliata. Sono trascorse circa due ore, quindi ai cronisti sono stati restituiti i documenti ed è stato permesso di uscire.

Non hanno così potuto svolgere il lavoro di documentazione e ripresa: l’azione di Ultima Generazione, imbrattare di nero il palazzo del ministero si era già conclusa.

Altri casi di blocco preventivo della libertà di stampa sono avvenuti a Messina e poco più di un mese fa a Padova, sempre in occasione di un’azione di Ultima Generazione.

il ministro nega

Il 10 maggio Fnsi e Ordine dei giornalisti avevano chiesto un incontro con il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi per discutere delle interferenze della polizia con il lavoro dei giornalisti. Durante quell’incontro, il ministro aveva negato l’esistenza di un modus operandi specifico contro i giornalisti che seguono le proteste di Ultima Generazione. Fnsi ha dichiarato: “Dopo quello che è accaduto oggi, appare invece evidente che esista una linea di intervento per scoraggiare i cronisti dal documentare i blitz di questi attivisti. Tutto questo si concretizza in una palese violazione delle leggi sulla stampa e dell’articolo 21 della Costituzione e sa drammaticamente di censura preventiva, oltre che di violazione del dovere di informare”.

relazione di servizio

In serata la Questura di Roma ha emesso un comunicato: “All’esito di una verifica sulle identificazioni effettuate questo pomeriggio nei pressi di via Flavia, il personale intervenuto ha relazionato che i soggetti sul posto non hanno dichiarato o dimostrato di essere giornalisti. Hanno esibito delle carte d’identità che sono state registrate nella relazione di servizio. Infatti nello stesso momento, nella zona di via Veneto dove era in corso un imbrattamento, altri appartenenti all’Ordine dei giornalisti, dopo aver esibito il tesserino professionale, hanno continuato a fare regolarmente il proprio lavoro, senza esser sottoposti ad alcun ulteriore controllo”.

sessanta denunce

I cittadini aderenti alla campagna “Fondo Riparazione” hanno spruzzato di nero la facciata del ministero utilizzando carbone vegetale e hanno esposto locandine con i dati degli infortuni e delle morti sul lavoro del 2023. Secondo gli attivisti, ci sono stati 560 mila infortuni e 1041 morti sul lavoro l’anno scorso. “Questo significa che oggi stesso due persone moriranno sul posto di lavoro”, hanno dichiarato.

Negli ultimi giorni, le azioni degli ambientalisti hanno preso di mira i ministeri della Giustizia e della Salute. In totale oltre sessanta attivisti sono stati denunciati, inclusi quelli coinvolti nel blocco del traffico sul Muro Torto e nell’imbrattamento di negozi nelle vie dello shopping del centro.

(nella foto, le fasi finali del blitz al ministero del Lavoro)

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