(S.A.) Dopo un calo del 60% nel traffico web dal 2020, il Washington Post ha smesso di pubblicare online i dati sul suo pubblico digitale. Questa tendenza non è un fenomeno isolato, ma riflette un declino più ampio nel settore dei media online, da quando Donald Trump ha lasciato l’incarico.

Il traffico del sito web del Post è sceso da circa 140 milioni di visite ad aprile 2020 a meno di 55 milioni, secondo le informazioni ottenute da City Paper.

Nel 2013, Jeff Bezos, fondatore di Amazon, ha acquistato il Washington Post per 250 milioni di dollari.

ruolo chiave

Il Washington Post è considerato uno dei giornali più autorevoli del mondo, noto per il suo ruolo chiave nello scandalo Watergate negli anni Settanta, culminato con le dimissioni del Presidente Richard Nixon. 

Donald Graham, amministratore delegato di Washington Post Co., ha spiegato i motivi dietro la decisione di vendere il giornale, citando la continua diminuzione delle entrate nel settore editoriale e le sfide nel trasformare il formato tradizionale del giornale per adattarsi al mondo digitale. La famiglia Graham, che ha controllato il WP per quattro generazioni, si è detta sconvolta dalla cessione, ma ha espresso fiducia nelle capacità imprenditoriali di Bezos.

Questa vendita rappresenta la seconda transazione importante nel panorama dei giornali statunitensi in pochi giorni, dopo l’annuncio della vendita del Boston Globe da parte della New York Times Company a John Henry. 

imbarazzo e sconcerto

In un’intervista rilasciata al Washington Post stesso, Bezos ha condiviso le sue prime riflessioni e prospettive sul futuro del giornale

Una delle prime cose che Bezos ha chiarito è che il suo ruolo principale rimarrà quello di guidare l’azienda di e-commerce. Tuttavia, il magnate ha anche espresso un forte interesse per il giornalismo, rivelando di leggere regolarmente il New York Times, il Wall Street Journal e, ovviamente, il Washington Post.

Fred Ryan, amministratore delegato del Washington Post dal 2014 al 2024, ha scatenato una tempesta di polemiche annunciando una serie di licenziamenti durante un’assemblea con i giornalisti del quotidiano, per poi lasciare l’incontro senza rispondere alle domande. La scena è stata ripresa e condivisa sui social dai presenti, suscitando reazioni di imbarazzo e sconcerto. Nonostante Ryan non abbia fornito un numero preciso, si stima che circa 250 dipendenti possano essere coinvolti, con un focus particolare sulla redazione.

crescita futura

In seguito all’incontro, Ryan ha emesso una nota cercando di attenuare le critiche, affermando che non ci sarà una riduzione netta della forza lavoro e che ogni cambiamento mira a favorire la crescita futura del giornale. Tuttavia, l’annuncio arriva in un contesto già turbolento, con diversi manager di alto livello che hanno lasciato l’azienda e la recente chiusura del domenicale del Post, con la perdita di 11 posti di lavoro, incluso quello della premiata critica di danza Sarah Kaufman.

Secondo i dati pubblici, il traffico sul sito web del Post ha subito un calo costante negli ultimi anni. Questi numeri pongono il Post in una posizione di svantaggio rispetto ad altri grandi media digitali come il New York Times, USA Today e Forbes, che registrano un traffico web superiore. Il panorama competitivo per il Post è diventato ancora più impegnativo, con la sua posizione di numero 4 tra i giornali nazionali, secondo l’Alliance for Audited Media. Questa sfida è ulteriormente evidenziata dal fatto che molti altri giornali di grandi città, seppur in posizione inferiore rispetto al Post, mantengono ambizioni di portata nazionale.

tempesta perfetta

In un’intervista con Ben Smith di Semafor, il nuovo editor Will Lewis ha suggerito l’uso di vari modelli di abbonamento e trucchi di marketing come possibili soluzioni per invertire la tendenza al ribasso. Tuttavia, resta poco chiaro il piano a breve e lungo termine del Post per contrastare il declino del pubblico e massimizzare le entrate.

Il mondo dei media si trova di fronte a una tempesta perfetta: il calo del traffico sui siti web sta minando le entrate pubblicitarie, mentre l’incertezza economica genera tagli e licenziamenti. L’anno scorso, testate giornalistiche di prestigio come NPR, LA Times e The Washington Post hanno annunciato acquisizioni o licenziamenti a causa del calo del traffico web e delle entrate.

Il 2023 è stato uno degli anni più difficili per il settore dei media, con molteplici fattori che hanno contribuito alla crisi. La diminuzione della copertura su Trump ha portato molti lettori a sentirsi esausti e a consumare meno notizie, aggravando ulteriormente il declino del traffico online. Anche il Washington Post ha riconosciuto che i tagli erano quasi inevitabili, data la crescita accelerata durante gli anni di Trump.

senso di normalità

Secondo il Nieman Lab, un maggiore senso di normalità può essere positivo per la salute mentale delle persone, ma non per i profitti dei media. Il calo del consumo di notizie sta danneggiando i giornali in modi molteplici, mettendo a repentaglio la loro sopravvivenza nel lungo termine.

Mentre il nuovo editor Will Lewis guida il Washington Post attraverso una delle campagne presidenziali più bizzarre della storia, il giornale è sotto pressione per distinguersi e aumentare il numero di lettori. Nonostante la sfida, il Post continua a focalizzarsi sulla qualità giornalistica, con storie locali come il crollo del Francis Scott Key Bridge a Baltimora e il trasferimento dei Wizards e dei Capitals da Washington alla Virginia che dominano le prime pagine.

(nella foto, Will Lewis)

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