Tre donne al centro delle cronache: Todde, Schlein, Meloni. Lo segnala la Rassegna stampa Sui generis, curata da GiULiA giornaliste. La rassegna è basata su Il Corriere della Sera, La Repubblica, La Stampa, Il Giornale, Il Messaggero, Avvenire, Domani, Il Fatto quotidiano, Il Sole 24 ore, Il Manifesto, Libero, La Verità, QN, La Gazzetta dello Sport, Tuttosport.

Nella settimana dal 27 febbraio al 2 marzo 2024 le firme in prima pagina degli uomini sono state 815, delle donne 237. Editoriali e commenti in prima pagina: 142 uomini e 27 donne. Interviste: 173 uomini e 56 donne.

PROTAGONISTA STEM. La vittoria alle regionali di Sardegna dell’ex viceministra Alessandra Todde che ha battuto Paolo Truzzu, candidato del centro destra, catapulta sulla scena la prima protagonista. Nessuno ha sentito arrivare Alessandra Todde, donna Stem (science, technology, engineering and mathematics) ante litteram, ingegnera informatica, sottosegretaria nei governi Conte e vice ministra nel Draghi, quattro lingue parlate (“tra cui anche il sardo”), una vita da manager. Poche notizie sulla sua vita privata, fatta salva la passione per i cavalli, così la descrive Qn, anche se la direttrice Agnese Pini in un suo editoriale mette in guardia dai facili entusiasmi sul cambiamento del vento. Todde (ancora in attesa di proclamazione) ha macinato molta strada: i suoi modelli sono Katherine Johnson, matematica afroamericana che riuscì a calcolare l’orbita per arrivare sulla luna e Grazia Deledda, nuorese come lei e premio Nobel per la Letteratura nel 1926. Si rispolvera per i lettori la storia sarda: in un commento su Domani alla elezione della nuova presidente della Sardegna si ricorda che era dal XIV secolo che una donna non guidava l’isola. La prima fu Eleonora d’Arborea, colei che si proclamò giudice nel 1383 perché l’antico diritto regio sardo consentiva alle donne di succedere al padre o al fratello.

PROTAGONISTA TENACE. Il trionfo di Todde incorona un’altra donna, Elly Schlein, che festeggia così un anno dalla sua elezione a segretaria del Pd. Marco Damilano su Domani la descrive così: è una leader che ha costruito con tenacia anche la vittoria in Sardegna, che possiede un istinto politico che tutti cominciano ad apprezzare. Schlein ha costruito un progetto basato su due elementi: una bipolarità con Meloni alla quale anche gli altri (tipo Conte) dovranno sottostare, e una campagna fatta di piccoli incontri sul territorio. Sulle prossime sfide elettorali Schlein parte svantaggiata. Ma sembra a suo agio quando la danno per spacciata.

Tutti i giornali, più o meno le riconoscono anche la generosità dimostrata nella vicenda sarda, con il suo “campo largo” o “campo giusto”, che comincia a piacere anche a molti suoi detrattori. Rassegna sui generis nota che nei suoi confronti l’atteggiamento dei giornali è cambiato e lei ne è ben consapevole. Si sente più forte dopo questa vittoria?, le chiede Annalisa Cuzzocrea della Stampa, che venerdì pubblica una lunga intervista. E lei può rispondere: è il Pd ad essere più forte.

PROTAGONISTA RIMPROVERATA. E poi c’è Giorgia Meloni, alla quale viene rimproverata in questa settimana la gestione della  vicenda sarda. Ci provano in verità anche da destra a rimbrottarla, ma presto si serrano le fila in sua difesa. Comunque le tre protagoniste vengono immortalate dal Sole24 ore per due giorni consecutivi con due pagine dedicate, la seconda con 4 foto tutte di donne (Todde, Meloni, Schlein e la fotina della giornalista Lina Palmerini). Mentre sulla Stampa Flavia Perina osserva che “incoronare una regina al posto dei soliti re smette di essere un dato episodico, un’eccezione che conferma la regola del potere maschile e diventa una possibile tendenza”.

64 PER CENTO. Domani approfondisce l’iniziativa della senatrice verde francese Melanie Vogel che ha chiesto che il diritto di aborto sia iscritto nella costituzione. La proposta è stata approvata e otto francesi su dieci si dicono favorevoli. La richiesta ha il sapore di una messa in sicurezza, visto il panorama di restrizioni e passi indietro che si sta manifestando un po’ dovunque, dagli Usa all’ Europa all’ Italia. Questa novità non cambierebbe la situazione di difficoltà nel praticare l’aborto che si manifesta anche in tante regioni rurali francesi, dove l’ obiezione di coscienza è molto alta. Ma in ogni ospedale francese la legge prevede l’obbligo di un centro dedicato all’ aborto.

In uno sconfortante confronto con la situazione italiana le autrici dell’ articolo sottolineano che l’ attuale governo di destra da noi lavora per il no all’aborto (ha già presentato quattro proposte per limitarne l’accesso), riducendo finanziamenti ai consultori e deviandoli verso i centri pro vita. È successo in Piemonte, Veneto, Marche. In Francia una legge impedisce a questi centri di creare intralcio all’ interruzione di gravidanza. In Italia circa il 64 per cento dei ginecologi risulta obiettore di coscienza, tanto che in Campania, Molise e provincia autonoma di Bolzano c’è una sola struttura dove si praticano aborti ogni 100.000 donne. E la somministrazione della pillola RU486 è lasciata all’ iniziativa del ginecologo. La senatrice francese cita proprio la situazione italiana per sostenere la necessità di farlo entrare nella costituzione.
Interessante anche l’analisi molto dettagliata, sempre su Domani, di Eleonora Cirant sulla capacità dei movimenti pro vita nel piegare la scienza ai propri convincimenti e certo non da oggi.

EMOZIONI ED EMPATIA. Alessia Pifferi, la 38enne accusata di aver lasciato morire di stenti la figlia Diana di 18 mesi: la perizia psichiatrica a cui è stata sottoposta la dichiara capace di intendere e volere, affetta da alessitimia, cioè incapace di esprimere emozioni e provare empatia per gli altri. Il giorno in cui abbandonò la piccola per stare con il compagno in lei prevalse “l’idea di donna rispetto ad un’idea di madre”. 

ANCORA FEMMINICIDI. A Lucca una donna, Maria Batista Ferreira, è stata massacrata a coltellate dal marito dal quale si stava separando. L’omicidio è avvenuto nell’albergo dove la donna si era rifugiata. Lui, Vittorio Pescaglini , si è presentato all’ultimo appuntamento con un coltello da caccia. Le aveva promesso qualche soldo in cambio della firma sulla separazione consensuale e invece l’ha uccisa.

A Bovolenta, in provincia di Padova, Sara Buratin, 40 anni, è stata accoltellata alle spalle nel cortile della casa dove abita la madre. Il corpo del convivente Alberto Pittarello è stato individuato ed estratto dal suo furgone sommerso nelle acque del fiume Bacchiglione. La coppia aveva una figlia di 15 anni.

UOMO ASSOLTO. Vicenda raccontata solo dal Messaggero: lei aveva denunciato il coniuge per violenze domestiche, ma di fronte al giudice ha ammesso: ho deciso di farlo perché mi sono fatta prendere dalle notizie che sentivo in televisione. Ma in realtà ero io quella che menava forte. L’uomo è stato assolto, grazie pure alla testimonianza delle figlie e all’evidenza della sua inferiorità fisica rispetto alla consorte.

ATTENZIONE IN CALO. Ilaria Salis, l’insegnante brianzola chiusa da oltre un anno in carcere in Ungheria torna a scrivere delle condizioni in cui vive: mi trattano da mostro, sono una straniera tumulata viva. Intanto tutto tace sulle disumane condizioni in cui è costretta a vivere e per rispetto all’operato e all’autonomia della giustizia ungherese (che si è fatta sentire per bocca del ministro Peter Szjjarto) è calato il silenzio anche sulla possibilità di concederle gli arresti domiciliari. I giornali riprendono la notizia, ma non con l’enfasi delle scorse settimane, quando le immagini di Ilaria incatenata avevano mosso l’indignazione generale.

SIGNORE NAVALNY. Alla sessione plenaria del Parlamento europeo durissimo attacco di Yulia, vedova di  Alexiei Navalny: Putin è un criminale mafioso, ha detto la donna, che vuole raccogliere l’eredità del marito. In una piazza blindata di Mosca si sono svolti, alla presenza di migliaia di persone, i funerali dell’oppositore morto improvvisamente in carcere nella chiesa del quartiere dove viveva Navalny, alla presenza dei suoi parenti, in prima fila i due genitori Lyudmila e Anatoly. Assenti la moglie e i due figli che vivono all’estero e non possono rischiare di tornare in patria. La mamma si è battuta con decisione per riaverne il corpo e dargli funerali pubblici, malgrado l‘ostilità delle istituzioni, le minacce e i ricatti. 

VIA DAI SEGGI. Dal carcere l’attivista Nargees Mohammadi, Nobel 2023, invita a non andare a votare alle elezioni in Iran, “controllate da un regime dittatoriale religioso”. Repubblica ha inviato in Iran Gabriella Colarusso: nei suoi reportage c’è la fotografia di un’opposizione che procede ogni giorno a piccoli passi, tanto che nelle città è facile vedere ragazze senza il velo e senza che la polizia morale intervenga, mentre per quanto riguarda le elezioni la parola d’ordine è astensionismo. Forse per limitarne la portata le autorità hanno tenuto i seggi aperti qualche ora in più. 

CULLE VUOTE. Il Giappone ha il tasso di natalità più basso del mondo e anche i matrimoni sono in picchiata, racconta il Sole24ore. Il premier Fumio Kishida ha definito il fenomeno come la “crisi più grave che il Giappone si trova ad affrontare” e il Governo ha annunciato “misure senza precedenti”. Kishida ha già stanziato quasi 24 miliardi di dollari l’anno per l’assistenza all’infanzia, raddoppiando la spesa entro il 2030. Secondo la Banca mondiale, la risposta più efficace è l’apertura governata agli stranieri. Il Giappone è storicamente chiuso all’immigrazione: gli stranieri rappresentano meno del 3% della forza lavoro. Quasi un terzo della popolazione ha almeno 65 anni e l’età media è la più alta al mondo (48 anni). La disparità di genere nei modelli culturali e sociali incide in modo pesante. I congedi parentali sono ancora poco diffusi tra i padri: solo il 17% dei maschi giapponesi ne ha usufruito nel 2022, contro l’80 delle donne. 

La Rassegna sui generis è curata da Barbara Consarino con  Caterina Caparello, Gegia Celotti, Laura Fasano, Paola Rizzi, Luisella Seveso, Maria Luisa Villa.

(nella foto, Alessandra Todde ed Elly Schlein)

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