di STEFANO AVANZI

Con un colpo di scena inaspettato, Vittorio Sgarbi ha annunciato le sue immediate dimissioni da sottosegretario del governo. E ha chiesto scusa ai giornalisti. L’annuncio è avvenuto durante l’evento “La Ripartenza”. 

Sgarbi si è scusato per gli insulti rivolti ai cronisti autori dell’inchiesta sul quadro che avrebbe trafugato e mandati in onda nell’ultima puntata di Report: “‘Io sono noto per le mie imprecazioni, per le ‘capre’, ma non ho nessuna volontà di crudeltà e di morte per nessuno’. Mi scuso con i giornalisti che si sentono in pericolo di morte”, ha detto il critico d’arte, aggiungendo però che si è trattato di un’intervista non autorizzata, non voluta. A un certo punto, non essendo un’intervista, io ho fatto imprecazioni, che sono sembrate anche a qualche giornalista offensive. Io ritiro il mio augurio di morte, mi scuso di averlo pensato e non sono più neanche in sottosegretario. D’ora in avanti augurerò la morte senza essere responsabile di essere sottosegretario”. Al giornalista di Report Sgarbi aveva detto: “Se muori in un incidente stradale sono contento”.

Sulla questione dei recenti conflitti con i media, per le inchieste, in particolare, di Report e de Il Fatto Quotidiano, Sgarbi ha dichiarato: “Non sento la necessità di scusarmi con nessuno, ho semplicemente espresso le mie critiche, come farebbe chiunque altro”.

Quando gli è stato chiesto come crede che il suo comportamento influenzi la sua immagine all’estero, il sottosegretario ha risposto: “Dovremmo chiedere l’opinione all’estero. Non ho rilasciato alcuna intervista, quindi quelle immagini sono state ottenute in modo non autorizzato. Ognuno ha il diritto di esprimere liberamente le proprie opinioni in privato”.

Riguardo agli auguri di morte che ha rivolto ai giornalisti, ha aggiunto: “Non ripeterei quell’intervista perché in realtà non l’ho mai rilasciata. In ogni caso, non credo che un giornalista possa perdere la vita per un motivo del genere”.

Numerosi sono stati gli scontri di Sgarbi con i giornalisti.

(nella foto, Vittorio Sgarbi e Nicola Porro)

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