(S.A.) Il nuovo codice dei contratti pubblici prevede che le informazioni sulle gare e gli appalti pubblici siano disponibili attraverso piattaforme digitali e siti istituzionali, anziché tramite la pubblicazione sui quotidiani.

La precedente normativa, originariamente concepita per garantire la trasparenza e l’accessibilità alle informazioni sulle gare pubbliche, è stata eliminata a partire dal 1° gennaio 2024. Nonostante la battaglia e le richieste di proroga degli editori, il governo ha deciso di dare priorità ad altre esigenze, come quelle del PNRR e del risparmio sulla spesa pubblica.

L’eliminazione dell’obbligo di pubblicazione sui quotidiani comporterà una significativa perdita di introiti pubblicitari per le testate giornalistiche. Secondo le stime di settore, i mancati introiti potrebbero arrivare fino a 40 milioni di euro all’anno. Con questo cambiamento  le informazioni su gare e appalti pubblici vengono diffuse e rese accessibili al pubblico passando per canali digitali anziché tradizionali come i quotidiani stampati.

Paolo Emilio Russo (Fi), relatore del decreto Milleproroghe alla Camera, ha dichiarato: “Abbiamo tentato di salvare una misura importante, ma il governo ritiene che continuare a pubblicare sui giornali potrebbe mettere in pericolo il PNRR e la sua riforma degli appalti pubblici digitali”. La Federazione Italiana Editori di Giornali (Fieg) non è d’accordo, sottolineando che la pubblicazione dei bandi sui quotidiani è fondamentale per la concorrenza tra le imprese e per informare i cittadini sulle attività pubbliche. La Fieg ha proposto una doppia pubblicazione, sia sui canali digitali che sui giornali, per non compromettere il PNRR. Ma in linea con quanto l’Unione Europea aveva richiesto per assegnare i fondi del PNRR, il Codice dei contratti pubblici del 2023 ha previsto che a partire da quest’anno cittadini e operatori economici siano informati sull’avvio e sull’esito delle gare pubbliche per via digitale, e non più attraverso la pubblicazione sui quotidiani. In questo modo sarà immediata la trasmissione dei dati di chi bandisce una gara all’Ufficio delle pubblicazioni dell’Unione Europea e alla nuova Banca Dati nazionale dei contratti pubblici, istituita e manutenuta dall’Anac, l’Autorità nazionale contro la corruzione. 

Nel 2023 i quotidiani hanno incassato 420 milioni di pubblicità, il 4% in meno rispetto al 2022, quasi la metà rispetto a 10 anni fa (809 milioni). La quota a loro destinata sul totale degli investimenti pubblicitari è scesa in un anno dal 5% al 4,6%, e si è dimezzata rispetto al 2014 quando era al 10,7%. Gli investimenti pubblicitari nel loro complesso aumentano – in 10 anni sono cresciuti del 21% – ma vanno altrove, soprattutto su internet. 

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