Da gennaio a ottobre 2023 in Italia hanno subito attacchi fisici, verbali e con azioni legali 353 operatori dei media. Novantuno sono donne, il 26% del totale. Tra le giornaliste, il 10% ha subito attacchi discriminatori espressamente connessi al genere, nella forma di insulti, minacce e azioni sessiste.

“Ossigeno” ha calcolato questi dato sui casi trattati dal suo Osservatorio sulle minacce ai giornalisti e le notizie oscurate con violenze e abusi. Li ha presentati al Forum delle Giornaliste del Mediterraneo, il 24 novembre, a Bari, alla vigilia della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne.

Nel 2022 le giornaliste minacciate erano state il 25% del totale, di cui il 36% vittime di minacce di genere, ostacolate non solo perché nell’esercizio della professione giornalistica, ma in quanto donne.

minori risorse

I dati numerici sembrano indicare una diminuzione della pressione intimidatoria specifica, ma l’osservazione complessiva del fenomeno delle minacce ai giornalisti (uomini e donne) suggerisce cautela. Dal 2022 a oggi Ossigeno ha segnalato una diminuzione sensibile dei casi conoscibili e verificati e allo stesso tempo una diminuzione del numero di giornalisti che denunciano le intimidazioni subite. Per quanto riguarda Ossigeno, il sensibile calo dei casi rilevati si spiega in gran parte con le minori risorse di cui ha potuto disporre. Come abbiamo imparato con il Covid, se si fanno meno tamponi si trovano meno positivi. Ma un calo di analoga portata è stato rilevato anche dal Centro di documentazione del Ministero dell’Interno (leggi) che conteggia, con risorse invariate, le denunce formali presentate alle forze dell’ordine. Queste denunce sono diminuite.

Quindi -secondo Ossigeno-  è diminuito il numero di coloro che trovano la forza, il coraggio di denunciare alle autorità le violenze e gli abusi, e di rendere pubblici gli attacchi subiti. Un comportamento che rivela una minore fiducia nella capacità delle istituzioni di riparare i torti subiti e punire i colpevoli, una minore fiducia nella comprensione pubblica della loro condizione di parte lesa. Ossigeno ha documentato alcuni casi di giornaliste che hanno preferito rimanere nell’anonimato e di altre che hanno preferito tacere. In questa situazione il tasso di impunità dei colpevoli rimane altissimo: nel 2022 è stato del 92% (vedi).

tabella pubblica

Ossigeno effettua il monitoraggio delle violazioni del diritto di informazione applicando il suo Metodo (leggi) collaudato da oltre dieci anni. Applicando questo metodo, i nomi e le vicende di 23 delle 91 giornaliste minacciate a causa del loro lavoro e del loro genere sono stati inseriti nella Tabella pubblica dei nomi dei minacciati consultabile sul sito ossigeno.info (vedi), che contiene quasi settemila nomi. Soltanto questi 23 nomi, perché soltanto per queste 23 giornaliste Ossigeno è stato in grado di eseguire la verifica (fact-checking) che ne certifica l’assoluta veridicità. A ciascuna delle giornaliste vittime di violenze Ossigeno ha espresso solidarietà e sostegno, ha inoltre offerto “supporto alla pari” condividendo consigli strategici; in alcuni casi ha anche proposto l’assistenza legale gratuita, o la condivisione di pareri di specialisti o l’adesione all’assistenza in giudizio.

Dal 2015 Ossigeno, che documenta i casi di minacce agli operatori dei media dal 2006, ha iniziato a porre particolare attenzione agli ostacoli e alle violenze rivolti alle giornaliste. Dei 3710 censiti in otto anni, 868 sono donne, il 23% del totale. L’anno in cui si è registrato il più alto tassi di croniste minacciate è stato il 2021: le donne vittime di cui Ossigeno ha avuto notizia sono state il 27% del totale.

lettere e social

Rispetto al 2023, nel dettaglio, da gennaio a ottobre Ossigeno ha rilevato che il 39% delle giornaliste minacciate ha subito forme di avvertimento (a voce, in forma di lettere minatorie, minacce personali, minacce di morte e post social denigratori), il 30% è stata vittima di aggressioni fisiche, il 22% di azioni e abusi legali (citazioni in giudizio e querele per diffamazione), al 9% di ostacolato accesso all’informazione.

La maggior parte delle minacce arriva da privati cittadini (57%), seguono quelle dalla criminalità organizzata e persone di rilievo pubblico, come amministratori locali o politici (17%), bassa la provenienza da esponenti del mondo imprenditoriale o da sconosciuti.

quattro casi

Tra gli episodi raccolti e resi pubblici dall’Osservatorio, alcuni sono particolarmente significativi del fenomeno. Ossigeno, in questa sede, ne presenta quattro.

In provincia di Salerno, un uomo si è calato i pantaloni, ha minacciato, sputato e spintonato due giornaliste Rai, Tatiana Bellizzi e Barbara di Palma, e le loro troupe durante un servizio sull’omicidio di una donna. “Queste persone – ha commentato Bellizzi per Ossigeno – non hanno rispetto per nessuno. Conoscono solo gli insulti a sfondo sessuale. Non ho avuto paura ma mi sento ferita nel mio intimo, anche in quanto donna”. (approfondisci).

Alcuni utenti di Facebook, vicini alle posizioni dei no vax, hanno postato dei commenti denigratori e sessisti all’indirizzo della giornalista Linda Di Benedetto, collaboratrice di Panorama, La Notizia e di altre testate. In particolare, uno degli autori dei commenti ha condiviso le foto della cronista sul suo profilo Facebook e l’ha definita “modesta propagandista, giornalista di serie C”, una “bonazza” che si deve solo vergognare e che “sicuramente sta facendo carriera perché è brava…” (approfondisci).

Vuole mantenere l’anonimato la giornalista di Aosta insultata più volte da gruppi no vax. Un esponente del movimento, in particolare, l’ha seguita fino all’ingresso della toilette del Consiglio regionale, non solo rivolgendole insulti e turpiloqui sulla sua professione ma anche ledendo la sua privacy di donna. (approfondisci).

Ossigeno difende in giudizio Rossella Puccio, picchiata a Ferragosto del 2020 sulla spiaggia di Palermo, e nuovamente vittima di intimidazioni recentemente. Ignoti le hanno incendiato l’auto di famiglia. Il suo è un caso emblematico della condizione dei cosiddetti freelance che fanno cronaca per le strade, senza disporre di una adeguata protezione né di sufficienti mezzi per difendersi a livello giudiziario e per affrontare le conseguenze di gravi aggressioni (approfondisci).

Ossigeno monitora e mette all’attenzione dell’opinione pubblica le storie e i casi delle croniste minacciate per evidenziare se negli attacchi alla libertà di informazione vi è una componente sessista; promuove un uso corretto del linguaggio e campagne di sensibilizzazione (l’ultima, L’8 perché); offre sostegno alle vittime. Tuttavia, è necessario difendere il diritto di informazione e la dignità di giornalisti e giornaliste attraverso azioni più concrete da parte delle autorità, del Parlamento e anche della stessa categoria professionale.

(nella foto, Alberto Spampinato, direttore di “Ossigeno”)

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