Anche nella settimana dal 3 all’8 luglio gran divario sulle prime pagine dei principali quotidiani italiani fra le firme femminili e quelle maschili: 257 contro 755. Se ci limitiamo ai commenti, 31 donne e 162 uomini. Gli uomini intervistati sono 169, le donne 45.Completamente assenti le donne dalle prime pagine dei giornali sportivi.

Comincia così la “Rassegna sui generis” con la quale GiULiA (associazione di giornaliste) osserva come e quanto i giornali parlano di donne. GiULiA pubblica anche un grafico che mostra come da gennaio 2022 a giugno 2023, le proporzioni fra le firme in prima pagina sono sostanzialmente costanti: a sfavore delle donne.  

La rassegna è a cura di Barbara Consarino con Caterina Caparello, Gegia Celotti, Laura Fasano, Paola Rizzi, Luisella Seveso e Maria Luisa Villa. I giornali esaminati sono Il Corriere della Sera, La Repubblica, La Stampa, Il Giornale, Il Messaggero, Avvenire, Domani, Il Fatto quotidiano, Il Sole 24 ore, Il Manifesto, Libero, La Verità, QN, La Gazzetta dello Sport, Tuttosport.

DIRETTRICI. Dopo 14 anni si è dimessa dalla direzione del Manifesto Norma Rangeri. Ora di direttrici di quotidiani -nota la Rassegna sui generis- a tiratura nazionale ne è rimasta una sola, Agnese Pini.

TALEBANI. Nell’agosto di due anni fa i talebani si riprendevano l’Afghanistan. Le donne sono state via via private di ogni diritto a una vita normale. L’ultimo è il divieto di recarsi dal parrucchiere o nei saloni di bellezza. Sui giornali la notizia ha impegnato qualche breve in cronaca esteri a inizio settimana, e poi più nulla. La Stampa di venerdì 7, nella rubrica di Mattia Feltri, è unico giornale a ricordarsi di queste donne, elencando i divieti cui sono sottoposte queste schiave moderne.

SANTANCHE’ E LE ALTRE. Il filo conduttore della settimana è stata la giustizia: dal caso Santanchè a quello del figlio del presidente del Senato Ignazio La Russa, Leonardo, accusato di aver violentato una ragazza. E le vicende di Lucia Annibali e di Melania Rea e il suicidio di una donna che per la paura dell’ex, (detenuto ai domiciliari ancora la minacciava e terrorizzava), si è tolta la vita.

Sul caso Santanchè la Rassegna ripercorre i resoconti dai quotidiani, a partire dallo scoop di Domani sulla ministra indagata, che ha fatto gridare alla “giustizia ad orologeria” e al “clima d’odio”. La Rassegna sottolinea alcuni punti di vista non scontati sui giornali che fanno riferimento alla maggioranza di governo. Sulla Verità del 7 luglio Mario Giordano scrive: “… diventiamo feroci davanti alla consueta ipocrisia dei maestrini dalla penna rossa. Detto questo, però, confesso per onestà che mi sto interrogando su quanto sia stata davvero efficace la difesa in aula di Daniela Santanchè. E penso che Giorgia Meloni debba seriamente pensare al futuro del governo e del centrodestra, non a quello di una singola persona, chiunque essa sia. In passato abbiamo chiesto e ottenuto dimissioni di ministri per il mancato pagamento di una Imu (do you remember Josefa Idem?). Sarebbe autolesionista, ora, inchiodare l’azione dell’intero esecutivo in un estenuante tiramolla sul caso Visibilia. Se nei prossimi giorni le nubi saranno spazzate via e si potrà tornare a navigare spediti come il Paese necessita, bene. Altrimenti…”. Sulla Stampa di sabato Lucia Annunziata, dopo aver rilevato quel sibillino “altrimenti”, riprende la posizione di Giordano e si domanda pure se Giorgia Meloni, la donna che pronunciò la frase “Io non sono ricattabile”, può accettare che qualcuno del suo esecutivo lo sia. Marco Gervasoni sul Giornale, nello spazio dell’editoriale di venerdì 7 luglio, dopo aver espresso la sua preoccupazione per il ritorno del fattore “M”, (come magistratura) che può indebolire o far cadere i governi conclude così: “…tutto ciò per dire che, al fine di riformare la giustizia occorre adottare un habitus garantista e liberale, ma è pure necessario che la classe politica selezioni in maniera più rigorosa i propri membri e che quella al governo adotti una maggiore gravitas, degna delle istituzioni che rappresenta. Altrimenti non usciremo mai dall’eterno alternarsi tra primato democratico della politica e populismo giustizialista”. Sulla Stampa di giovedì 6 luglio, invece, Flavia Perina si interroga su quella che sarà la futura collocazione dell’asticella dell’etica: “…Ognuno dei protagonisti della scena sa che questo governo non potrà adagiarsi su un illimitato perdonismo. La dura reprimenda di Gennaro Sangiuliano per l’incontinenza verbale del suo sottosegretario Vittorio Sgarbi, peraltro assai più prevedibile e forse innocua della vicenda Santanchè, ha destato qualche sobbalzo e suscitato interrogativi sul livello di tolleranza del nuovo centrodestra a guida Meloni rispetto al vecchio”.

Venerdì 7, con un titolo di spalla in prima pagina, il Corriere lancia il suo scoop a firma di Giuseppe Guastella, Luigi Ferrarella e Francesca Morandi. Una ragazza di 22 anni ha denunciato per violenza sessuale Leonardo Apache La Russa, 19 anni, figlio di Ignazio, presidente del Senato. Il padre scrive la Rassegna- appresa la notizia, si è trasformato prima in pm, poi in avvocato difensore e infine in giudice e ha concluso per l’assoluzione del figliolo. Tanto più, ha detto, che la ragazza aveva assunto cocaina e poi che attendibilità può avere chi denuncia dopo 40 giorni e quindi… Sembra in fotocopia la vicenda di Ciro Grillo, solo che il comico genovese non aveva all’epoca alcun ruolo istituzionale mentre difendeva il figlio dall’accusa di violenza di gruppo, difesa che venne comunque fortemente criticata. Più tardi e forse secondo alcuni giornali dietro sollecitazioni più alte, La Russa ha detto di essere stato frainteso. Da segnalare l’8 luglio su Libero un articolato pezzo di Filippo Facci che ricostruisce il fatto puntando sul consumo di droghe e psicofarmaci da pare della ragazza, con frasi del tipo “fatta di cocaina prima di essere fatta anche da Leonardo Apache la Russa”. La conseguenza è una presa di posizione indignata di Cpo Fnsi, Odg, Usigrai e di GiULiA e non solo e la possibilità che il debutto di Facci in una striscia quotidiana su Rai 2 salti. 

L’UOMO CHE PARLA TROPPO. Dodici anni fa Salvatore Parolisi uccise la moglie Melania Rea: condannato con sentenza definitiva a 20 anni di reclusione è uscito nei giorni scorsi grazie a un permesso premio di un giorno. Ad attenderlo una troupe di “Chi lo ha visto” che lo ha intervistato: dunque lui non ha ucciso la moglie, ma sì, l’ha tradita tante volte, perché lei lo trascurava ed era troppo mammona e la suocera assai invadente. Però lui l’amava e le dava anche 500 euro al mese per consentirle di non lavorare. L’intervista ha indignato parecchio e non solo la famiglia della vittima. Selvaggia Lucarelli sul Fatto quotidiano o definisce “narcisista senza appello, convinto di disporre delle donne a suo piacimento”. Lucarelli a questo punto dubita della funzione rieducativa della pena.

L’UOMO DELL’ACIDO. Dopo dieci anni è libero ed è stato  espulso dall’Italia all’Albania Rubin Talaban , 41 anni, che nell’aprile del 2013, sfregiò con l’acido il volto dell’avvocata di Pesaro Lucia Annibali. Il primo a dare la notizia è il Messaggero. Talaban eseguì l’aggressione con un connazionale su mandato dell’ex compagno di Annibali, l’avvocato Luca Varani.

DONNE E LIBRI. Al Premio Strega mai tante candidate come quest’anno. Nella cinquina finale erano quattro, la vittoria postuma è andata ad Ada D’Adamo col suo “Come d’aria” (edito da Elliot) che ha battuto la favorita Rosella Postorino. D’Adamo è scomparsa il primo aprile di quest’anno, pochi giorni dopo la proclamazione dei 12 finalisti. I giornali commentano l’avanzata dei memoir. L’opera prima di D’Adamo è una storia cruda di amore materno verso una bambina gravemente disabile con le battaglie contro la burocrazia e la solitudine. 

POTERE FEMMINILE IN GRECIA. Sulla Stampa, due pagine di intervista di Raffaella Silipo allo scrittore greco Petros Markaris, padre letterario del commissario Kostas Karitos. Nell’ultimo romanzo “La rivolta delle Cariatidi” (edito da Nave di Teseo) Karitos affida la guida della Squadra omicidi alla giovane Antigone Ferleki. Un romanzo sulla Grecia di oggi e sul potere femminile, con tutte le sue contraddizioni. Ma alla fine il bilancio è positivo: “La differenza fra il potere maschile e quello femminile – dice Markaris nell’intervista – è che le donne combattono con una mente chiara e con argomenti logici, gli uomini combattono con la forza”.

ULTIMA PARTIGIANA. Addio a Walkiria Terradura, 99 anni, una delle ultime partigiane. Comandava una squadra di sette uomini con compiti di sabotaggio, la squadra Settebello della Quinta brigata Garibaldi di Pesaro. Sul Manifesto.

IAPICHINO DA SOLA. I giornali si sono generalmente accorti della bravura di Larissa Iapichino. I record della campionessa di salto in lungo fino a poche settimane fa finivano diluiti nelle pagine sui successi dei suoi colleghi maschi. Ora la ragazza fa titolo da sola e qualcuno la intervista.

Intanto continua il processo sportivo contro Emanuela Maccarani, ex direttrice dell’Accademia delle ginnaste di Desio e la sua assistente Olga Tishina, accusata da alcune ragazze di maltrattamenti. Nell’aula della giustizia federale le testimonianze delle ragazze, in particolare Nina Corradini, hanno confermato le accuse che hanno al centro la questione del peso delle atlete, insultate di fronte a tutte le altre se aumentavano, anche di solo 100 grammi, così che il momento pubblico della bilancia diventava un incubo. Altre atlete hanno difeso il team. Una decisione verrà presa il 29 settembre.

All’onore delle cronache sportive anche Federica Cappelletti vedova di Paolo Rossi. Cappelletti, intervistata il 4 luglio dal Qn, è da poco presidente della Serie A Femminile di calcio che sta per affrontare i Mondiali in Australia al via il 20 luglio. Parla di stereotipi nello sport e pure di consolidamento del professionismo femminile, per ora affidato unicamente alla buona volontà delle calciatrici. 

(nella foto, Daniela Santanché)

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