A partire dal prossimo anno National Geographic non sarà più nelle edicole. Nuovo capitolo del declino della carta stampata: nel mondo veloce dei media digitali, la prestigiosa rivista è rimasta un prodotto quasi artigianale: foto, grafica e articoli erano a volte risultato di mesi di ricerche e reportage.

La testata subisce il secondo taglio dei costi negli ultimi nove mesi, quarto dal 2015, quando iniziò una serie di cambi di proprietà. E nuovi licenziamenti: a diciannove redattori, è stato comunicato che dovranno lasciare a breve. D’ora in poi -ha scritto il Washington Post- in redazione ci saranno “liberi professionisti o redattori messi insieme dagli stessi editori”.

La proprietà della rivista è Disney Co. Già a settembre 2022 sono stati rimossi sei direttori di settore. Nel frattempo, è stato ridimensionato il settore fotografico, punto di forza del National. Ed è stato chiuso il “reparto audio”.

National Geographic da 135 anni racconta i drammi della Terra, le sue bellezze, viaggi lontani, specie in via di estinzione. 

A fine anni Ottanta solo negli Stati Uniti aveva 12 milioni di abbonati e diversi altri milioni fuori dagli Usa. A fine 2022 gli abbonati complessivi sono diventati 1,8 milioni, mentre erano già un milione negli anni Trenta. La rivista scrive il Washington Post “è stata superata in profitti e attenzione” dalle produzioni video della società, incluso il canale via cavo National Geographic e Nat Geo Wild, rete tutta incentrata sulla vita degli animali.

Il declino ha avuto inizio nel 2015, quando la Società ha accettato di formare una partnership economica con la 21st Century Fox, che ha assunto il controllo di maggioranza in cambio di 725 milioni di dollari, passando sotto il controllo della Disney nel 2019, parte di un grande accordo da 71 miliardi di dollari tra Fox e Disney.

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