di FABRIZIO PALADINI

Tutti scrivono che con la morte di Fabrizio Zampa, se ne va una “firma storica” del Messaggero. Il problema è che Fabrizio era una firma storica già nel 1979, quando ci sono entrato io. Andai a trovare Gigi Vaccari, allora capo degli Spettacoli del giornale di via del Tritone, e mi ricevette nella stanza dei Grafici, dove campeggiava un murale con quattro moschettieri: Pasquale Prunas, Piergiorgio Maoloni, Giulio Bergami (tutti, grafici, appunto) e Fabrizio Zampa. Erano stati loro, in prima fila, per tentare di bloccare la vendita nel 1974 a Rusconi e poi alla Montedison. ”Ma quello è Zampa?”, chiesi a Gigi anche perché era l’unico che avevo riconosciuto.

arbore & Boncompagni

Fabrizio era un  volto familiare, faceva l’inviato de “L’Altra Domenica”, trasmissione corsara di Rai Due, inventata da Maurizio Barendson e condotta da Renzo Arbore. Una volta andò in Sardegna ad intervistare Fabrizio De Andrè e finì con un pranzo che durò ore, con i Fabrizi a cantare e suonare insieme mille canzoni e gli operatori che immortalarono tutto. Zampa scriveva di musica (italiana, soprattutto) e ne scriveva bene perché la musica la conosceva. Era il batterista dei Flippers, complesso degli anni ’60 (nel palmares anche un secondo posto al Cantagiro) e insieme a lui c’erano Lucio Dalla, Franco Bracardi, Massimo Catalano. Il “giro” era quello di Arbore & Boncompagni, con la cricca di Alto Gradimento, il giovane “critico” Roberto Benigni e poi i cantanti. Fabrizio era molto amico di Mina (alla quale presentò Virgilio Crocco, collega della Cronaca di Roma, che poi lei sposò), era “fratello” di Lucio Dalla, amico dei giovani emergenti Antonello Venditti, Francesco De Gregori, Mimmo Locasciulli e tutto il gruppo di Giancarlo Cesaroni e del Folkstudio. Il sabato pomeriggio andavo al Folkstudio e Fabrizio c’era sempre a cercare, a capire, ad ascoltare, a scrivere.

bellezza e professionalità

Ovvio quindi che, quando ragazzino entrai al Tritone per la prima volta, avevo negli occhi e nel cuore il suo nome. Firma storica.

Anche la redazione Spettacoli era tanta roba: lui per la musica italiana, Marco Molendini per il Jazz, Paolo Zaccagnini per il rock. Poi c’erano Guglielmo Biraghi e Gloria Satta per il cinema, Renzo Tian e Rita Sala per il teatro, Teodoro Celli – anzi, “il maestro” Teodoro Celli) e Alfredo Gasponi per lirica e classica.

Quando tanti anni dopo – era il 1996 – ebbi l’onore di essere nominato a capo di quel servizio dal direttore Giulio Anselmi, entrai in punta di piedi di fronte a tanta bellezza e tanta professionalità. Fabrizio era sempre là, appena diventato collaboratore ma sempre presente. Poteva tirarsela, ma non se la tirava mai. Anzi, gli piaceva occuparsi dei gruppi emergenti, dei cantanti della scena romana con la stessa passione e attenzione che dedicava a Sanremo, suo cavallo di battaglia. Ironico, allegro, disincantato, positivo e iconoclasta. Beh, qualcosa di magico aveva pur ripreso da suo padre, il regista Luigi, maestro del neorealismo che ci ha regalato quell’inarrivabile capolavoro che è “Anni difficili”.

gruppi emergenti

Ecco, più gli anni erano difficili, più Fabrizio ti aiutava, sdrammatizzava, risolveva problemi anziché crearne. Per un po’ ci siamo anche visti fuori, a casa nostra o di amici, con la sua dolce e luminosa compagna Cristiana. Sempre una buona bottiglia di vino, sempre un sorriso, sempre un aneddoto su quella celebrità. Perché Fabrizio – firma storica – era molto più celebre di tanti parvenu, ma più di tutto era un grande cronista.

Ora, a 86 anni, è andato a riformare i Flippers per un nuovo tour, un “Never ending tour”. Altro che quello di Bob Dylan.

(nella foto, i Flippers: secondo da sinistra Fabrizio Zampa, terzo Franco Bracardi, quarto Massimo Catalano)

6 Commenti

  1. Una vicenda molto interessante. Anni gloriosi. In qualche modo li ha vissuti anche chi è arrivato dopo, come me, nel’88-89, perché quando siamo arrivati già conoscevamo di fama Fabrizio Zampa e gli altri. Erano personaggi mitici per i giovani. E facevano grande il Messaggero per i lettori.

  2. Un ricordo meraviglioso! Grazie direttore di averlo voluto condividere con noi che abbiamo avuto il privilegio immenso di conoscerlo e, per quanto mi riguarda, di condividere con lui persino la redazione spettacoli del Messagfero. Io, giovane ed emozionata collaboratrice, accanto a lui, navigato e sensibile esperto di musica che dispensava consigli e parole sempre incoraggianti… Arrivederci grande Zampa! 🎶

  3. Caro Fabrizio, hai scritto un bel ricordo, tutto meritato per lui. Con lui e Cristiana abbiamo passato momenti molto divertenti tra la fine degli anni Settanta e i primi Ottanta, serate, cene e feste indimenticabili perché il “giro” era quello di Renzo Arbore, una compagnia di persone unica e indimenticabile. Poi ci siamo persi, ma ogni volta che ci incontravamo tra di noi c’era sempre un grande affetto. Ciao al vecchio amico.

  4. Grazie, ho rivissuto tanti momenti passati insieme al Messaggero, sempre con emozione quando nel ricordo ci sono persone così care, con cui sapevi rapportarti con professionalità e intelligenza.

LASCIA UN COMMENTO