In prima pagina, Pier Paolo Pasolini, 1961: 

“Per chi conosce solo il tuo colore, bandiera rossa,

tu devi realmente esistere, perché lui esista:
chi era coperto di croste è coperto di piaghe,
il bracciante diventa mendicante, 

il napoletano calabrese, il calabrese africano, l’analfabeta una bufala o un cane.
Chi conosceva appena il tuo colore, bandiera rossa, sta per non conoscerti più, neanche coi sensi:
tu che già vanti tante glorie borghesi e operaie, ridiventa straccio, e il più povero ti sventoli“. 

E’ la nuova Unità, edita dall’immobiliarista Alfredo Romeo, che l’ha rilevata a un’asta fallimentare, e diretta da Piero Sansonetti, ex Unità, ex Liberazione (Rifondazione comunista), ex Riformista versione garantista (ora lasciato nelle mani di Matteo Renzi). Bandiera rossa e garantismo antimagistratura.

“fronte Giustizialista”

Primo numero in edicola e online, 16 maggio. Nel fondo, “Giorgia, Soumahoro e l’Unità”, Sansonetti attacca (senza nominarli) Repubblica e Domani, i giornali “dell’affollato fronte giustizialista”, che hanno ricostruito la storia di Giorgia Meloni andando a frugare in questioni della sua famiglia, dice che i giornali di destra hanno fatto bene ad arrabbiarsi per questo, ma ricorda ai giornali di destra che fecero lo stesso con il caso Soumahoro, migrante diventato deputato, messo all’indice per un’inchiesta sulla suocera e il suo centro di accoglienza. Scrive Sansonetti: “Una delle ragioni per le quali l’Unità sta tornando in edicola è questa: combattere senza tregua una battaglia, fortemente minoritaria, contro il giustizialismo e la sopraffazione che da anni l’armata mediatico-giudiziaria sta esercitando in questo paese. Non è cercando di demolire la reputazione degli avversari che si vincono le battaglie vere. Non è con la melma, con lo spionaggio, con l’appoggio alle birbonate di una gran parte delle Procure italiane. Le battaglie vere richiedono idealità, idee e capacità di combattere. Non di delegare ad altri, alle toghe o ai giornalisti gossippari”. 

effetto schlein

La testata è quella storica. La grafica è molto elegante. La squadra delle firme particolare: un solo ex dell’Unità (oltre al direttore), Umberto De Giovannangeli, inviato di esteri, ma già collaboratore del Riformista garantista di Sansonetti. Poi, Tiziana Maiolo, ex manifesto, ex Rifondazione, ex Forza Italia, collaboratrice del Riformista, lo storico di sinistra Marco Revelli, Laura Boldrini, ex presidente della Camera, ora Pd, Luigi Manconi, autorevole voce libertaria, da Lotta Continua al Pd, Luca Casarini, leader del movimento no-global.

L’apertura della prima pagina è sui risultati delle elezioni locali: “La sinistra vince a Brescia, 5 stelle out”. E nelle pagine interne: “Dalla Leonessa buone notizie: il Pd c’è e rilancia. Brescia rimane al centrosinistra. La destra perde anche la scommessa di prendersi Ancona al primo turno. L’effetto Schlein spinge il Pd ai ballottaggi. Filotto mancato. A Giorgia non riesce il colpo grosso”. In prima pagina c’è anche un pezzo firmato Massimo D’Alema: “La democrazia muore senza uguaglianza”. In realtà, si tratta di un’intervista di De Giovannangeli a D’Alema, che occupa due pagine interne, con la foto di Berlinguer, Occhetto e il giovane Massimo al XXI congresso della Fgci a Firenze, 19-23 aprile 1978. Dice, fra l’altro, D’Alema: “Il patto di inclusione sociale appare indebolito. La ricchezza finanziaria è globale e gli stati nazionali non hanno sovranità su di essa, governarla è un problema da cui dipende il futuro della sinistra”. 

lotta non violenta

Ancora. Manconi difende “Ultima generazione”, i giovani che imbrattano i monumenti per avere attenzione sul “climate change”: “Macchè terrorismo, è lotta non violenta”. Casarini scrive sotto il titolo: “L’Aja dà la caccia ai trafficanti di uomini, Meloni gli stende tappeti rossi. La Corte penale emette sei mandati di cattura nei confronti di miliziani libici per le torture sui migranti. Intanto l’Italia riceve i loro capi con tutti gli onori”.

Marco Revelli firma una pagina di storia sugli “Zingari e la rivolta di Auschwitz”. Boldrini racconta il “Gandhi turco” che sfida Erdogan.

Nel settore garantismo, Tiziana Maiolo parla della “gaffe di Mattarella” sulla separazione delle carriere dei magistrati: il presidente ha parlato della “indipendenza della magistratura come patrimonio irrinunciabile. Sale sulla ferita di una riforma sempre più urgente”. E viene ripubblicato un pezzo di Natalia Ginzburg del 1° maggio 1989 sulla storia di Serena Cruz, bimba filippina portata via dai magistrati alla famiglia che l’aveva adottata senza rispettare le norme.

“Saremo -promette Sansonetti alla fine del suo fondo- un giornale socialista, garantista e cristiano. Che cercherà di tenere insieme Gramsci, Rosa Parks, Roncalli, Mandela e Pannella. Dateci una mano”.

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