(la pulce)

Chiarezza. E’ uno dei mantra del giornalismo, no? Per avvicinarsi a questo (irraggiungibile) ideale si fa spesso fatto ricorso al trucchetto dell’uomo della strada: nel dubbio sulla chiarezza di una frase o di un titolo, chiedere a un parente prossimo, possibilmente il meno “informato” della famiglia.

Il 2 dicembre due titoli colpiscono, duramente, queste modeste aspirazioni. Il primo, sul Messaggero, è addirittura l’apertura del giornale, il titolo più grande di tutti: “Lukoil, salvataggio di Stato”. La reazione del lettore è di totale shock, non sa proprio di cosa si stia parlando. Il catenaccio gli dice che il Cdm (consiglio dei ministri) ha deciso la nazionalizzazione della raffineria di Priolo per un anno: “E’ strategica”.  Per capire, quel povero lettore dovrebbe ricordarsi di una polemica legata alla guerra Ucraina, su una fabbrica siciliana  accusata di rifornirsi di petrolio russo. Ora la fabbrica rischia di fallire e di mandare disoccupati i dipendenti. Nel pezzo a pagina 3 tutta questa ricostruzione si può recuperare, ma solo leggendo con molta attenzione un lungo pezzo interno (nel quale però si parla di gas invece che di petrolio, lasciando il lettore con il dubbio di non aver capito). Su altri giornali questa notizia si trova solo nelle pagine interne di economia.

 lavoro record

Ma ancora peggiore appare un altro caso, questo preso dalla prima pagina del Corriere della Sera. Dunque, cosa capisce l’uomo della strada leggendo il titolo “Lavoro, è record. Tasso al 60,5%. Mai così dal 1977”? Risposta dell’uomo della strada: che nel 1977 c’era lo stesso tasso di occupazione di oggi, e che sono 35 anni che non si raggiunge tale livello record del 60%. E  prima? Non si sa, ma si intuirebbe che, forse sì, allora lavorava un numero di persone molto più alto.

Assurdo. Perché chiunque si sia mai occupato vagamente di lavoro, di economia, o anche solo abbia un’idea giornalistica della società italiana, sa benissimo che  il tasso di occupazione italiano è sempre stato (e ancora è) molto basso, che oggi la buona notizia è che sia salito a un livello record, e che negli anni ’70 lavoravano meno persone di oggi. Tra le donne c’era allora un tasso di occupazione bassissimo, che raggiungeva a stento la percentuale del 30%. Il tasso di occupazione totale, rilevato dall’Istat nel 1977 era intorno al 53-54%. Quindi è impossibile che prima del 77 (tra l’altro anni in cui ancora c’era una crisi economica figlia della crisi petrolifera del ’73, e anni nei quali il  tema della disoccupazione giovanile era molto sentito) ci fosse un livello di occupazione  come oggi.

serie storiche

Allora, dove sta il trucco? Semplice, il comunicato dell’Istat ha affermato questa verità inoppugnabile: che il tasso di occupazione non è mai stato così alto, dal 1977, anno nel quale sono cominciate le serie storiche. Cioè, per essere chiari: prima del 1977 l’Istat non faceva le stesse statistiche di oggi, quindi non sappiamo con esattezza quale fosse il tasso di occupazione prima di allora. 

Ma allora qual è il motivo di fare riferimento al 1977? Nessuno. Perché in questo modo il senso della frase deraglia completamente.  E il lettore medio è convinto che “una volta” si stesse meglio di oggi, che negli anni ’70 tutti lavorassero e trovassero lavoro appena uscivano di casa. Falso.

senza consultarsi

Allora due sono i casi: o il giornalista che ha scritto il pezzo non ha capito il riferimento al 1977 (che è solo una piccola precisazione statistica, un vezzo dell‘Istat per dire che loro tengono i conti su questo argomento da allora), ma questo mi sembra troppo. Oppure chi ha fatto il titolo (che è una persona diversa da chi ha scritto il pezzo) ha visto un titolo altrettanto pigro sull’Ansa e l’ha fatto, senza consultarsi con il redattore. Ci potrebbe essere un di più, perverso: che l’autore dell’articolo abbia fatto notare l’incongruenza di quel riferimento, ma gli sia stato risposto che faceva più effetto metterlo, visto che era sulle agenzie (o sui siti, o sul comunicato Istat…) e che quindi gli sia stato imposto di metterlo anche nell’articolo. Va detto che anche altri giornali hanno riportato nei loro articoli il 1977 (riferendo pigramente la frase “anno di inizio delle serie storiche” dell’Istat). Ma almeno non l’hanno messo nel titolo, in prima pagina. 

Tutto chiaro? Purtroppo sì. 

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